Il capo dell'Avvocatura, Murra: «Campidoglio nelle mani di Marra, senza di lui non si decideva nulla»

Il capo dell'Avvocatura, Murra: «Campidoglio nelle mani di Marra, senza di lui non si decideva nulla»
di Valentina Errante
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Domenica 18 Dicembre 2016, 10:02 - Ultimo aggiornamento: 22:46

ROMA «Non c'era riunione incontro, conversazione che potesse avvenire in sua assenza». Rodolfo Murra, l'ex capo dell'Avvocatura comunale, che ha lasciato il Campidoglio il 23 novembre per volere di Raffaele Marra, non soltanto conferma le pressioni subite dal sindaco per dare l'ok alla nomina illegittima di Salvatore Romeo, ma, al procuratore aggiunto Paolo Ielo e al pm Francesco Dall'Olio che indagano sugli incarichi affidati da Virginia Raggi, svela molto di più. Racconta come l'uomo finito venerdì in manette per corruzione fosse l'ombra del sindaco. Con l'arroganza e la sicurezza di chi esercita il potere, Marra, si sarebbe mosso all'interno degli uffici di Roma Capitale vantandosi del suo ruolo: «Posso fare quello che voglio, tanto lei mi copre», avrebbe detto. E adesso l'inchiesta, che rischia di coinvolgere direttamente Virginia Raggi, si concentra sull'incarico affidato al fratello dell'ex fedelissimo caduto in disgrazia dopo l'arresto. Su Marra senior, ex vice comandante dei vigili promosso (in conflitto di interesse secondo Anac) a numero uno del Turismo, il sindaco ha continuato a esporsi fino a pochi giorni fa: assumendosi la responsabilità della nomina per scagionare il fratello dalle ipotesi adombrate da Cantone. La risposta definitiva dell'Anac, dopo le controdeduzioni del sindaco, arriverà mercoledì. E la procura intende acquisire tutti i documenti.
L'INTERROGATORIO
Ai magistrati che gli hanno chiesto se davvero si fosse scontrato con la Raggi per il parere contrario alla nomina di Salvatore Romeo, Murra ha svelato quale fosse il reale ruolo di Raffaele Marra, declassato venerdì dal sindaco, dopo l'arresto, a «uno dei 23mila dipendenti comunali». A verbale, per quasi quattro ore, il legale ha descritto un quadro fosco, fornendo dettagli sul ruolo di Marra e sul clima che si respirava in Campidoglio: «Tutte le riunioni si dovevano fare in sua presenza, non era possibile prendere decisioni altrimenti», ha spiegato. Non solo, Murra ha rivelato come, con un vago atteggiamento ricattatorio, l'ex vice capo di Gabinetto, poi trasferito al Personale, lasciasse intendere di essere a conoscenza di circostanze riservate: «Io mi occupo di loro da due anni. Se parlo crolla tutto», diceva. Faccio quello che voglio, lei mi copre». Si vantava di essere l'unico a conoscere il diritto amministrativo, di avere curato la campagna elettorale della Raggi sin da principio e prendeva parte a tutte le decisioni.
IL FRATELLO DI MARRA
Dopo le rivelazioni di Murra, l'attenzione dei pm, che indagano sulla nomina dell'ex capo di Gabinetto Carla Raineri e sull'incarico di Salvatore Romeo, si concentrano sull'ultimo atto: la scelta di promuovere proprio il fratello di Marra, con un aumento di stipendio di 20 mila euro annui. Un provvedimento bocciato dall'Anac di Raffaele Cantone, proprio per il conflitto di interesse del capo del personale. La questione potrebbe travolgere direttamente la prima cittadina, che si è intestata la paternità dell'atto, sostenendo che il fedelissimo Marra si fosse solo limitato a una controfirma. L'ha dichiarato addirittura in una memoria difensiva siglata dal responsabile Anticorruzione del Campidoglio, Maria Rosa Turchi, e inviata all'Anac nei giorni scorsi. «In ordine al ruolo di Raffaele Marra nella procedura in oggetto, preciso che lo stesso è stato di mera e pedissequa partecipazione delle determinazioni da me assunte, senza alcuna partecipazione alle fasi istruttorie di valutazioni e decisionali peraltro a me affidate in via esclusiva dalla normativa vigente». Quel documento, ora, potrebbe trasformarsi in un boomerang per la prima cittadina. Soprattutto se emergesse una falsa dichiarazione. Da quell'atto risulta che la Raggi, da sola, si sarebbe occupata dell'analisi dei curricula dei dirigenti: 1500 pagine di schede e documenti. Un lavoro certosino, compiuto tra il 28 ottobre e il 9 novembre. Nello stesso periodo, solo dodici giorni, la sindaca è anche volata in Polonia per il viaggio della Memoria.
Valentina Errante
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