Rossella Nappini, uccisa a coltellate al Trionfale. Due piste: un ex o una persona che la molestava

Il corpo trovato da un condomino che ha chiamato i soccorsi

Roma, donna uccisa a coltellate nell'androne di un palazzo
di Alessia Marani e Camilla Mozzetti
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Lunedì 4 Settembre 2023, 17:55 - Ultimo aggiornamento: 5 Settembre, 10:31

Rossella era una donna che amava. La sua famiglia, la madre anziana, la sorella. Soprattutto amava i suoi due figli, un maschio e una femmina (il primo da poco maggiorenne, l’altra più piccolina) avuti anni da fa da un uomo con cui poi la relazione era terminata. E non nel modo civile che pure si dovrebbe garantire quando di mezzo ci sono dei figli. Nonostante questo, Rossella aveva ripreso a vivere ma il suo non è stato un percorso felice. Di questo aveva sofferto, molto, ma poi si era rimboccata le maniche certa che per ogni errore, commesso o patito, la vita prima o poi ti concede un’altra occasione. Ieri pomeriggio qualcuno l’ha uccisa a coltellate nell’androne del palazzo dove da qualche tempo viveva con l’anziana madre. Con accanimento a guardare le ferite di quei colpi che l’hanno raggiunta al collo e all’addome. Lei, Rossella Nappini, 52 anni, infermiera di professione all’ospedale romano San Filippo Neri, gridava «Basta» e qualche vicino ha sentito quelle urla, arrivando alla fine delle scale quando purtroppo era troppo tardi. Pantaloncini corti, scarpe da ginnastica, il corpo supino. Martoriato. La borsa al fianco. No, non è stata una rapina o una tentata rapina ma su chi l’abbia colpita non ci sono ancora risposte. La tesi più accreditata è che il movente sia stato passionale e chi l’ha sorpresa all’ingresso del palazzo voleva probabilmente ucciderla. Un altro femminicidio l’ennesimo, innescato forse per un rifiuto presente o passato. Il suo aggressore ha fatto perdere le tracce senza correre, senza dare nell’occhio. Qualcuno ha visto uscire dal palazzo, compatibilmente con l’orario del delitto, un uomo che a passo normale si dirigeva verso i parcheggi di via Giuseppe Allievo, una zona residenziale alla spalle di via Trionfale, quadrante nord-ovest di Roma. 

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LE INDAGINI

Da qui, l’acquisizione da parte della Squadra Mobile, delegata dalla Procura alle indagini, dei frame di alcuni impianti di videosorveglianza - a partire da quelli di un supermercato - e lo svuotamento di una batteria di cassonetti dei rifiuti in cerca dell’arma usata nel delitto. Il medico legale non si è espresso visionando sommariamente il cadavere sull’ipotetica lunghezza della lama ma questa non è stata trovata. Solitamente c’è un’alta probabilità di trovare l’arma di un delitto nelle vicinanze di dove si è consumato. Quei cassonetti potrebbero dare una risposta ma è ancora presto per dirlo. E ora si cerca nel suo vissuto di relazioni, in corso o terminate, per avere una risposta. Al secondo piano del palazzo della Questura in via di San Vitale si stanno vagliando diverse posizioni di uomini che, a vario titolo e per diverse ragioni, avevano o avevano avuto rapporti con la vittima. Gli inquirenti li stanno ascoltando per capire se, per ciascuno esiste o meno un “alibi” che ne escluda la presenza in via Allievo. Di certo, l’infermiera si era definitivamente separata dal padre dei suoi figli alcuni anni fa. Vivevano a Campagnano, un piccolo Comune in provincia di Roma, e la rottura non era stata indolore.

Un’amica della vittima ricorda quel periodo come un «periodo turbolento» dove a prevalere era «l’aggressività» e non «la ragione». Poi nel 2017, stando anche a quanto la vittima pubblicava apertamente sul suo profilo social, una nuova relazione. All’euforia iniziale era tuttavia seguito lo sconforto. Rossella stessa a commento di una foto dell’uomo scriveva: «Occhi blu lo vedi che ti tocca fare per farti perdonare sei troppo geloso, troppo impetuoso e non ragioni, apri la bocca prima di dargli fiato, questo non va affatto, non ci si mette in ginocchio se non per la Madonna o per Gesù Cristo ricordatelo anche se te lo ripeto ogni giorno». 

 

LE RICERCHE
 

Tra le persone che si stanno cercando anche uno straniero, un magrebino, già identificato, e si sta valutando anche la posizione di un collega di lavoro. Anni fa la vittima era rimasta coinvolta in uno spiacevole episodio: la sua auto parcheggiata sotto casa della madre era stata ricoperta di scritte con la vernice: un “Ti amo” dietro l’altro. Sempre l’amica, che la conosce perché vive a Campagnano, ricorda di averla vista qualche tempo fa e di averla trovata serena perché «stava vivendo una storia con un collega» anche se nell’ambiente parlano di rapporti difficili. La sorella e il cognato smentiscono di fronte ai giornalisti qualsiasi relazione: «Usciva di casa per lavorare, non aveva distrazioni», racconta il cognato. La sorella, che tanto le era legata, si è sfogata di fronte al cancello con una parente: «Mi ha chiamato mamma, urlava “l’ha ammazzata, è morta”, stavo a San Lorenzo (un altro quartiere della Capitale ndr) non so quanto ho impiegato ad arrivare qui, avevo messo il fazzoletto bianco e ho scaricato il clacson». L’unica cosa che ha potuto fare è stato il riconoscimento della sorella. Ammazzata nell’androne di casa.

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