GLI INIZI E I RICORDI
Nella seconda metà degli anni ’70 arriva a Roma, nei circoli del tennis, il «calcetto». E’ in quel momento che in Abati scoppiò la scintilla. «Ricordo degli splendidi tornei estivi a Prato Falcone, vicino all’Olimpico, sul campo di terra rossa: lì nacque il mio amore per questo sport». A 22 anni il trasferimento a Rieti, assunto dalla Texas Instruments, e dove vive tuttora con la moglie e i figli: Ramona e Lorenzo. «In azienda inculcai subito il virus del calcetto. Nacque così nel 1985 Ti Break: nel giro di tre anni arrivammo a disputare il campionato nazionale di serie A». Dell’Abati giocatore cosa dice? Sorride e risponde: «I piedi erano buoni». Poi la decisione di appendere le scarpette al chiodo e sedersi in panchina. «Purtroppo è una scelta che ho maturato tardissimo continuando a sgambettare sui campi fino a 49 anni, dopodiché la sera della vittoria della Coppa provinciale con Marmore ho deciso di varcare definitivamente la linea che delimita il campo dalla panchina ed eccomi qua a cercare di fare l’allenatore». Tra le esperienze più importanti Abati ricorda nostalgicamente la splendida stagione alla guida dell’U21 del Real Rieti: «Rimarrà indelebile».
IL PRESENTE E IL FUTURO
Le sfide però non sono finite qui: ad attenderlo il prossimo anno c’è il futsal femminile della massima serie, l’Elite. «L’Olimpus è una splendida realtà, approfitto ancora per ringraziarli della fiducia e posso dire che il futsal femminile è un movimento in ascesa». Il suo obiettivo? «Costruire un percorso che ci porti il più lontano possibile».