Unioni civili, il ministro Costa: «È giusto che lo Stato riconosca nuovi diritti»

Unioni civili, il ministro Costa: «È giusto che lo Stato riconosca nuovi diritti»
di Claudio Marincola
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Mercoledì 11 Maggio 2016, 00:03 - Ultimo aggiornamento: 08:24
È nella scomoda posizione di aderire al Nuovo centro destra, che da sempre vede le unioni civili come il fumo negli occhi, far parte del governo e al tempo stesso gestire la delega alla famiglia. Equilibrismi su un filo che Enrico Costa ha percorso costretto a fare qualche acrobazia. È stato messo alla prova sin dall’inizio. Da quando mentre prestava giuramento in Quirinale da ministro agli Affari regionali insorgeva la Conferenza episcopale italiana, e al Circo Massimo manifestava il popolo del Family day al grido di «Cirinnò, la famiglia biologica non si tocca».

Ministro Costa, iniziamo da una frase del presidente del Consiglio Matteo Renzi: «L’approvazione delle unioni civili rappresenta una svolta epocale che da sola vale un’intera legislatura». La condivide?
«Da domani potremo tornare ad affrontare le misure concrete a sostegno della famiglia, a cercare di invertire la denatalità che di anno in anno fa registrare numeri sempre più preoccupanti, a individuare forme di sostegno per le donne che devono conciliare il lavoro e l’educazione dei figli». 

Aumenteranno le tutele. Un incentivo a mettere al mondo figli, forse.
«Senza dubbio è un provvedimento significativo, anche perché si tratta di un riconoscimento di diritti civili. Nel 2006 ero consigliere regionale in Piemonte e fui il primo a presentare una proposta di legge. Proposi l’istituzione di un registro. Insomma ho una certa sensibilità sul tema ma non arriverei a dire che sarà questo il provvedimento risolutivo in termini di sviluppo della natalità»

Lei lo considera un tema etico oppure solo un tema prevalentemente giuridico?
«Lo ritengo un riconoscimento di sensibilità che si sono manifestate sempre con maggior forza nel corso degli anni. Ed è giusto che lo Stato non solo ne prenda atto ma svolga una attività significativa, che vada nel senso di una regolamentazione».

Che cosa pensa di Alfio Marchini che se diventerà sindaco di Roma non riconoscerà le unioni civili?
«Non entro nel dettaglio di affermazioni fatte in campagna elettorale. Non sarebbe appropriato».

Ma la imbarazza sapere che qualche esponente del Nuovo centro destra probabilmente non voterà la fiducia al governo Renzi?
«Sin dall’inizio abbiamo detto che sarebbe stato sbagliato dire di ”no” ha tutto. Resto convinto che questa sia stata la strada giusta piuttosto che arrivare ad una norma traumatica che avrebbe diviso il Parlamento. Al Senato abbiamo dato la disponibilità a votare un testo purché fosse equilibrato. La considero una vittoria del buon senso ma anche il frutto dell’esperienza parlamentare. Le norme che reggono nel corso degli anni sono le norme condivise: auspico che sul tema delle unioni civili ci sia domani (oggi per chi legge, ndr) la più ampia condivisione. Se avessimo avuto un testo diverso, magari forzando, oggi il consenso sarebbe stato molto fragile e probabilmente questa norma con la stepchild adoption si sarebbe talmente appesantita e ingarbugliata che non sarebbe diventata legge».

Però c’è già chi parla di raccogliere le firme per un referendum abrogativo
«Noi restiamo convinti che questa sia una norma condivisa dalla stragrande maggioranza del Paese. E se passa con un percorso equilibrato è grazie ad Area popolare che ha portato ad un testo condiviso. Non dimentichiamoci che il partito democratico era disponibile a fare un accordo insieme al Movimento Cinque stelle su un testo molto più radicale. Se fosse passato quel testo non saremmo alla vigilia dell’approvazione della legge».

E con vescovi e il Family day pronti a scendere in piazza come la mettiamo?
«Sicuramente ora dobbiamo recuperare il dibattito con la famiglia come nucleo centrale della società. E mi riferisco ai problemi reali. Perché chiudere questa fase ci consente oggi di aprire finalmente l’altra parte del dibattito politico, le misure reali da adottare a sostegno delle famiglie. E su questo sono pronto a confrontarmi con tutti».

Ministro Costa lei in passato si è sempre occupato di Giustizia. La prescrizione è un altro tema che in questi giorni sta generando divisioni. Qual è il suo punto di vista?
«Allungare i tempi della prescrizione significa allungare i tempi dei processi. Noi dobbiamo trovare dei rimedi il modo di abbreviarli. Dico questo perché ho visto che alla Camera si dibatte dei reati contro la Pubblica amministrazione con una modifica normativa che allunga i tempi di prescrizione portandoli a oltre vent’anni. Ecco io penso che invece bisogna dare delle corsie preferenziali per accelerare».

 
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