Renzi al Quirinale sul dopo referendum. Berlusconi: con il No pronto a collaborare

Renzi e Mattarella
di Mario Stanganelli
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Giovedì 24 Novembre 2016, 07:52 - Ultimo aggiornamento: 19:00

Il voto del 4 dicembre con i suoi possibili esiti condiziona le prospettive politiche e ha spinto ieri pomeriggio Renzi al Quirinale per discutere con Mattarella sui possibili scenari del dopo referendum. Interrogato, dopo il colloquio col capo dello Stato, su un eventuale ricorso anticipato alle urne in caso di vittoria del No, Renzi si è attenuto scrupolosamente al dettato costituzionale in materia: «Il giorno in cui si va a votare - ha detto il premier - lo decide il presidente della Repubblica sulla base delle decisioni del Parlamento».

Per quanto riguarda la campagna referendaria lo stesso Renzi, nel corso di una inaugurazione, ha tenuto a sottolineare che «il 5 dicembre non arriveranno comunque le cavallette. Se vince il Sì ci sarà uno Stato più semplice, se no rimarremo come adesso in un sistema che, per me, non funziona ma non è antidemocratico». Il premier, in quanto capofila del fronte del Sì cerca palesemente di stemperare il clima reso assai teso in questi giorni soprattutto dalle intemerate di Grillo che anche ieri ha mostrato di non voler demordere. Su tutt'altro registro verbale si tiene invece un altro big dello schieramento del No come Silvio Berlusconi che, anzi, apre ad un dialogo diretto per il dopo referendum con il premier dicendo che, dopo un'eventuale vittoria del No, sarà «indispensabile sedersi allo stesso tavolo per fare una nuova riforma e una nuova legge elettorale».

La tensione resta comunque alta tra i partigiani del No e quelli del Sì e si riflette anche all'interno del Consiglio di amministrazione della Rai, in cui tre consiglieri - Diaconale, Mazzucca e Freccero - denunciano uno «schiacciante squilibrio a favore del Sì» nei programmi di informazione della tv pubblica e chiedono alla presidente Monica Maggioni la convocazione di un Cda straordinario prima del voto del 4.

INSULTI
Ma ben oltre le legittime polemiche, a confermarsi primatista dell'insulto è stato anche ieri Beppe Grillo, che nel suo blog definisce Renzi «il menomato morale che sa soltanto cincischiare, anche tra sé e sé, ma che la roba grossa la manda a dire dai Ruminanti Acidi come De Luca oppure gli Intellettualini Mannari come Giuliano Cazzola».
La pesantezza delle parole di Grillo non sembra scalfire l'aplomb del premier il quale afferma che «la Costituzione va rispettata sempre, sia da chi vuole cambiarla sia da chi vuole tenerla. L'articolo 138 dice che ci vuole un voto referendario sulla riforma. Alla sfida bisogna andare con leggerezza e con un sorriso. Ho detto ai miei: basta replicare alle accuse, rispondiamo nel merito».

E nel merito, anche se di tutt'altra faccenda, entra la presidente della Rai, Monica Maggioni, rispondendo alla richiesta dei tre consiglieri d'opposizione per una riunione straordinaria del Cda sulla par condicio in campagna referendaria a loro avviso «violata dai Tg posizionati sulla propaganda per il Sì, sia in maniera diretta, attraverso la confusione tra tempo di notizia e tempo di parola, sia in maniera indiretta, facendo ruotare tutte le notizie in ottica referendaria». La presidente della Rai, respingendo in sostanza la richiesta di un Cda straordinario, ricorda ai tre consiglieri «che in azienda c'è un lavoro costante che mira al massimo rispetto del pluralismo e dell'equilibrio tra le differenti posizioni. E questo lavoro - sottolinea Maggioni è accompagnato da un puntuale monitoraggio del rispetto della par condicio, nell'osservanza puntuale delle disposizioni in materia, come testimoniano le recenti analisi effettuate da Agcom e Osservatorio di Pavia». Si tratta di dati di ascolto riguardanti l'ultima settimana che saranno esaminati oggi in una riunione del Consiglio dell'Agcom, dai quali emerge un sostanziale equilibrio tra le parti contendenti nel referendum, con il Sì un po' avanti come tempo totale e il No in vantaggio come tempo di parola nei tre Tg Rai.

Quanto all'intervista di Berlusconi a Matrix, l'ex Cavaliere è tornato sulla sua dichiarazione che aveva fatto scalpore circa le possibili ritorsioni del governo sulle sue reti che parteggiassero per il no: «Mi sono pentito di quello che ho detto. Volevo solo fare riferimento al fisiologico timore, soprattutto delle aziende con concessioni governative come le tv, delle possibili iniziative di chi è al potere».

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