Referendum, Berlusconi a caccia di un nuovo Patto del Nazareno

Referendum, Berlusconi a caccia di un nuovo Patto del Nazareno
di Marco Conti
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Giovedì 24 Novembre 2016, 15:47 - Ultimo aggiornamento: 28 Novembre, 17:44
Silvio Berlusconi va a caccia di un nuovo "patto del Nazareno". Ovviamente dopo aver fatto perdere a Matteo Renzi il referendum che cancellerebbe quelle riforme costituzionali che Forza Italia per due volte ha votato in Parlamento. Poi ci fu lo strappo con l'elezione di Sergio Mattarella al Quirinale voluta da Renzi e contro il quale il Cavaliere ha di recente detto di non aver nulla di personale.

Ora la campagna elettorale in favore per il No, ma "accessoriata" dal Cavaliere da molti distinguo. Il più clamoroso, per alcuni "geniale", quello mostrato a Porta a Porta: "Perché voto No? Me lo domando anche io perché". Una battuta, ma è noto come il Cavaliere abbia fatto molta politica con le sue battute. Questa serve a derubricare, un tono sotto il M5S, la sua avversione alla riforma e, soprattutto, al suo ispiratore, Matteo Renzi, che sempre di recente ha definito l'unico leader in circolazione.

Berlusconi non vuole rompere del tutto il rapporto con il premier. Anzi, è l'unico leader dell'opposizione a non chiedere le dimissioni di Renzi in caso di vittoria dei No, e ad invitarlo ad andare avanti. Ovviamente non c'è nessuna traccia di generosità nel Cavaliere, ma il timore che la situazione possa precipitare verso le elezioni e portare ad una vittoria dei grillini, partito che teme più del fumo negli occhi. Non solo, un'accelerazione verso il voto, magari a primavera prossima, lo vedrebbe ancora fuori gioco e non ricandidabile. Per essere riabilitato il Cavaliere dovrà infatti attendere marzo 2018. Risulta anche difficile che possa ottenere anzi tempo una pronuncia della Corte di Giustizia Europea, dove giace il ricorso presentato dall'avvocato Ghedini contro la legge-Severino che lo ha reso incandidabile.

Un nuovo patto del Nazareno serve quindi al Cavaliere per prendere tempo convinto che in caso di sconfitta Renzi abbia bisogno anche della sua non-belligeranza. Un po' come accadde nel '96 con la Bicamerale presieduta da Massimo D'Alema, quando al governo c'era Romano Prodi, che finì gambe all'aria proprio quando il Cavaliere aveva sistemato un po' di questione aperte. Compresa la quotazione delle sue aziende.


 
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