LO SHOW
La mozione, che rasenta l'irritualità istituzionale (rappresenta un unicum nel suo genere, almeno nella vita recente del Campidoglio) ha un obiettivo chiaro: mettere in un angolo il Pd. Con una ribalta mediatica che vada oltre le normali «attività» del Comune di Roma.
La geografia dell'Aula infatti rispecchia quella dei gruppi in parlamento, o quasi. E l'esito del voto capitolino sembra scontato. La linea di FdI, rappresentata da Giorgia Meloni sul referendum, è come quella della sinistra che ha tra gli scranni Stefano Fassina e che si ricongiunge con quella di Forza Italia e, salvo sorprese, con quella della Lista Marchini. Tutti leader in ballo per il «no» insieme al M5S. Con solo la pattuglia dem, che annovera tra gli altri un big turborenziano come il vicepresidente della Camera Roberto Giachetti, schierata per il «sì».
Ecco perché, visti i protagonisti e il palcoscenico, non sarà una semplice mozione come le mille che passano da queste parti (l'ultima, imprescindibile, presentata dai dem sulla valorizzazione del pecorino romano dop). Gli esperti della comunicazione pentastellata del Comune, in collegamento con quelli del parlamento, stanno già preparando la «finestra referendaria» nei minimi particolari. Non solo con l'hashtag #romadiceno ma anche con uno show che si consumerà sotto la statua del Navarca romano tra microfoni, telecamere, dirette su Facebook e, ovviamente, sul blog di Beppe Grillo. All'«evento», perché è così che lo chiamano i grillini, sono attesi appunto i big dal M5S. Dal super invettivista Alessandro Di Battista, in tour per le stazioni d'Italia per il «no», alla senatrice Paola Taverna, più i consiglieri regionali.
IL PERSONAGGIO
Raggi ritorna dunque «frontwoman» del M5S. Un peso massimo da schierare, nonostante le polemiche e i malumori interni al movimento che seguono Virginia da quando ha messo in piede a Palazzo Senatorio. Un asso da giocarsi, forse un po' obtorto collo, per il peso sui social network e sui media nazionale. In molti, tra i grillini, ancora si ricordano l'exploit della Festa Italia Cinque Stelle a Palermo. Con la sindaca accolta dai militanti come una vera e propria star alla stregua, ma forse anche meglio, di Dibba e Di Maio.
La vittoria del referendum vale bene una tregua interna. Così come richiesto da Grillo e Casaleggio dopo le frizioni, eufemismo, che hanno riportato i primi novembre alla conferma del contestato Raffaele Marra a capo del Personale. Anche se dietro le quinte un po' tutti i consiglieri comunali e i parlamentari ammettono: «Il 5 dicembre tante cose cambieranno in Campidoglio, al di là della vittoria del sì o del no». Intanto, però, ci sarà la mozione (referendaria) dei sentimenti. Magari solo di facciata.
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