Caos Pd, D'Alema: premier arrogante. I renziani: ha vinto dovete rassegnarvi

Caos Pd, D'Alema: premier arrogante. I renziani: ha vinto dovete rassegnarvi
di Claudio Marincola
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Domenica 22 Marzo 2015, 06:16 - Ultimo aggiornamento: 11:09
«Darò solo qualche consiglio», era stata la premessa pacata di Massimo D'Alema. E qualcuno forse si aspettava davvero un intervento in punta di piedi, considerato che da tempo il lìder Massimo non occupa più il posto di guida e neanche quello accanto al conducente. Al contrario il suo intervento alla convention della minoranza dem è stato straripante. S'è aperto con un atto d'accusa al renzismo dilagante. La constatazione che il Pd è ormai un «partito a forte conduzione personale», con una «certa dose di arroganza personale». Si è concluso con l'invito quindi a creare «l'associazione per la rinascita della sinistra». Solo «qualche consiglio», dicevamo. Tale però da originare il solito tutto contro tutti e far insorgere via twitter il vice segretario Guerini per ricordare a D'Alema e ai dem riuniti all'Acquario romano «che Renzi ha stravinto il congresso, e «portato il Pd al 41% dove altri non sono riusciti». Nella quota “altri” è compreso ovviamente D'Alema. E contro D'Alema si scaglia dal fronte opposto anche Cuperlo. Toni aspri: «Devi chiederti perché con te la sinistra al potere ha ceduto culturalmente». E ancora puntando il dito sul direttore di “Italianieuropei”: «Noi oggi cerchiamo l'unità della sinistra con fatica, ma se tu e gli altri aveste fatto il vostro dovere forse oggi la montagna sarebbe stata più facile da scalare». È un fatto che nel giro di pochi giorni alle bordate di Fabrizio Barca sulla «pericolosità» del Pd romano» sia seguita l'analisi non meno impietosa di D'Alema. Due fotografie molto lontane tra loro che prescindono dallo score del Rottamatore, dal suo indice di gradimento elettorale e dal feeling televisivo. Due che si pongono «fuori dai raggruppamenti in cui si divide la minoranza». Per D'Alema essere minoranza ha un senso solo se si raggiunge «un grado di unità» altrimenti «non ha peso». L'esempio da seguire è il metodo Mattarella che ha costretto il segretario «a scegliere quella strada perché su un'altra avrebbe perso».





SVOLTA CENTRISTA

L'ex leader ds è preoccupato per quello che il Pd è diventato «non è un partito: 250 mila iscritti, i Ds ne avevano 600 mila». E ancora di più per quello che sta diventando con «un processo di riduzione della partecipazione che non solo non è contrastato ma è perseguito». Non è positivo neanche che il pd sia l'unica forza politica rilevante, perché «un'unica grande forza politica comporta un inevitabile risucchio al centro». Per sfuggire ai codici della rappresentazione correntizia D'Alema mette sul tavolo la proposta di creare un'associazione, «un modo creativo di organizzare, non di fare iscritti a correnti» ma offrire spazi di partecipazione.

Le parole del lìder Massimo sono state molto apprezzate da Pierluigi Bersani che le ha definite «sacrosante». L'ex segretario non crede, «conoscendolo», che D'Alema stia «strizzando l'occhio a Landini» e condivide quasi in tutto e per tutto l'analisi, «c'è tanta gente che nel pd è in sofferenza e a disagio, dobbiamo trovare il sistema anche dal punto organizzativo per dialogare con questi mondi».



AL PALAZZETTO

Diversa l'accoglienza che la proposta ha riscosso presso altri esponenti delle sinistra pd. Matteo Orfini, presidente del partito, da Torino, dove ha partecipato ad una iniziativa del partito, si dice dispiaciuto che «dirigenti importanti per la storia della sinistra usino toni degni di una rissa da bar». Il concetto da cui si parte è che le critiche sono ammesse ma l'obiettivo deve rimanere «lavorare per l'unità». Bersani propone di darsi appuntamento in estate in un palazzetto. Venti di scissione in avvicinamento? «Chi lo pensa sbaglia nega disperatamente il capogruppo alla Camera Speranza - questa parola non deve esistere nel nostro vocabolario». Chi non ci metterebbe la mano è Pippo Civati, «se si continua di questo passo l'ultimo spenga la luce».,