Lazio, Parisi è il candidato del centrodestra

Stefano Parisi (ansa)
di Mario Ajello
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Giovedì 25 Gennaio 2018, 11:27 - Ultimo aggiornamento: 26 Gennaio, 08:22

Ogni giorno sembrava il giorno giusto, nel centrodestra, per la nomina del candidato governatore del Lazio. Poi invece... Ma adesso è finalmente fatta. Dopo due giorni di conclave dei big azzurri alla tavola di Berlusconi ad Arcore, è stato deciso: Stefano Parisi è la persona che sfiderà Zingaretti. In cambio dell'accettazione della candidatura, in una partita difficilissima perché il governatore uscente stacca nei sondaggi ogni sfidante è possibile sfidante di dieci punti, Parisi ha ottenuto che il suo movimento Energie per l'Italia entri per le elezioni politiche nella coalizione di centrodestra con la quale finora non aveva trovato un accordo.

«Oggi ho ricevuto l'invito dai leader del centrodestra a candidarmi come Governatore della Regione Lazio», ha scritto Parisi su Facebook. «Abbiamo deciso di accettare - ha continuato spiegando la scelta del suo movimento Energie per l'Italia di non andare più da solo alle elezioni - perché siamo un partito nuovo, costruito in solo un anno di lavoro e dobbiamo innanzitutto consolidare la nostra presenza in tutta Italia, nelle comunità, nei territori. Una sfida al di fuori dalla coalizione avrebbe proposto gli evidenti rischi connessi alla poca visibilità mediatica nel breve periodo della campagna elettorale».

I motivi per cui si è scelto Parisi, con l'accordo di tutti, sono svariati: «Allarga il consenso, va a pescare anche a sinistra e nei moderati delusi dal Pd», sostiene Berlusconi. In più non appartiene a nessuno dei partiti del centrodestra e questo li rende  più liberi di appoggiarlo senza gelosie e consente loro di non addossarsi una eventuale sconfitta.

E ancora: è un romano capace - anche se è stato candidato sindaco a Milano e ha perso con Beppe Sala ma battendosi molto bene - e può dare filo da torcere al favoritissimo governatore uscente. Il problema è che Pirozzi, sindaco di Amatrice, non vuole rinunciare alla sua corsa solitaria e questa impuntatura può costare il 3 per cento alla coalizione che sostiene Parisi. A sbloccare questa scelta su Parisi è stato tra l'altro un report che ha commissionato Berlusconi, secondo cui il leader di Energie per l'Italia, rispetto agli altri nomi possibili del centrodestra, ha cinque punti di vantaggio.

Chissà se è proprio così. Di certo, garanzie di collegi ne ha avute Parisi, mentre Berlusconi e i suoi alleati hanno avuto la certezza di poter contare per le politiche sui voti (tanti, pochi?) di Energie per l'Italia, e così si è sbloccata  la decisione di puntare su di lui. Ora serve al centrodestra  recuperare il tempo perduto, che è stato tanto. E occorre da parte dei  vari partiti e dei vari leader - Berlusconi, Salvini, Meloni -  un impegno vero in una partita a dir poco rischiosa qual è quella del Lazio.

Quanto alla figura di Parisi, la garanzia sta nel suo curriculum di ex socialista molto riformista che è stato city manager al Comune di Milano con il centrodestra, direttore generale di Confindustria segretario generale a Palazzo Chigi con governi sia di centrodestra sia di centrosinistra. Berlusconi lo aveva indicato, almeno a parole e appena per qualche giorno, come suo possibile successore alla guida di Forza Italia. Ma poi non se ne fatto niente: "Stefano è risultato subito troppo divisivo", disse il Cavaliere. Stavolta invece, per il Lazio, si è rivelato l'unico in grado di unire. 

 

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