M5S, firme false a Palermo: nuova udienza il 2 febbraio

Guai giudiziari
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Martedì 16 Gennaio 2018, 13:54
Nuovo rinvio del processo per le cosiddette firme false del M5S alle amministrative del 2012 a Palermo. A causa del legittimo impedimento di un difensore, la giudice monocratica Luisanna Cattina, ha rinviato l'udienza al prossimo 2 febbraio. Oggi doveva essere sentito come teste il dirigente della Digos Giovanni Pampillonia. Alla sbarra 14 imputati, tra cui i deputati Riccardo Nuti, ritenuto dall'accusa l'ispiratore della ricopiatura delle firme, Giulia Di Vita e Claudia Mannino. Nessuno dei tre è ricandidato alle parlamentarie in vista delle politiche del 4 marzo poiché il regolamento della nuova associazione M5S impone a chi è stato sanzionato il divieto di iscrizione e quindi anche di candidarsi. Imputati anche l'attivista all'epoca candidata Samantha Busalacchi, Pietro Salvino, marito di Claudia Mannino, e Riccardo Ricciardi, marito della deputata Loredana Lupo, che però non è coinvolta nel processo. Anche lei ha deciso di non ricandidarsi. Imputata, inoltre, l'ormai ex deputata regionale Claudia La Rocca, che fu la prima ad autosospendersi dal M5S. La ex parlamentare, che non si è ricandidata alle regionali, anche se è sempre vicina al M5S, ha collaborato fin dall'inizio con la procura di Palermo, raccontando quanto accaduto la notte del 3 aprile 2012, in occasione della raccolta firme per le comunali di quell'anno. Il M5S non riuscì però a entrare in Consiglio comunale, a differenza delle amministrative del giugno scorso. Imputato anche l'ex deputato regionale Giorgio Ciaccio, che ha collaborato pure con i pm. A processo anche i candidati del 2012 Giuseppe Ippolito, Stefano Paradiso, Toni Ferrara e Alice Pantaleone, ma anche l'avvocato Francesco Menallo, ex militante M5S, e il cancelliere del Tribunale Giovanni Scarpello, che attestò l'autenticità delle firme. I reati contestati riguardano la violazione del testo unico regionale in materia elettorale. Secondo l'accusa, rappresentata dal pm Claudia Ferrari, in quella occasione, alcuni attivisti e deputati del M5S, nell'aprile 2012, dopo essersi accorti di un errore di compilazione nelle firme raccolte per le Comunali del 2012 avrebbero deciso di ricopiare centinaia di firme. 

A 11 imputati i pm contestano la falsificazione materiale delle firme.
A Nuti si imputa, invece, l'avere fatto uso delle sottoscrizioni ricopiate. Nel 2012 era proprio Nuti il candidato sindaco del M5S a Palermo. Il falso materiale viene imputato a Busalacchi, Di Vita, Mannino, e agli attivisti Alice Pantaleone, Stefano Paradiso, Riccardo Ricciardi, Pietro Salvino, Tony Ferrara, Giuseppe Ippolito e i deputati regionali Giorgio Ciaccio e Claudia La Rocca. Per il cancelliere del tribunale Giovanni Scarpello l'accusa è di avere dichiarato il falso affermando che erano state apposte in sua presenza firme che invece gli sarebbero state consegnate dai 5 Stelle. Dello stesso reato risponde anche, in concorso, Francesco Menallo, avvocato ed ex attivista grillino che consegnò materialmente le firme al pubblico ufficiale per l'autenticazione. Nei mesi scorsi l'allora procuratore aggiunto Dino Petralia, oggi Pg a Reggio Calabria, e la pm Claudia Ferrari convocarono numerosi firmatari della lista, che però avevano disconosciuto la firma. La giudice ha sospeso fino al due febbraio i termini di prescrizione che scattano nel 2019.
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