Carceri, anche in Italia si fa strada l'idea dei Social Bond per diminuire i costi del sistema penitenziario

Carceri, anche in Italia si fa strada l'idea dei Social Bond per diminuire i costi del sistema penitenziario
di Franca Giansoldati
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Mercoledì 15 Marzo 2017, 19:59 - Ultimo aggiornamento: 16 Marzo, 16:58
Visto che le nostre carceri stanno letteralmente scoppiando e visto l’alto tasso di recidiva che non accenna a diminuire, anche in Italia inizia a farsi strada l’idea di introdurre i Social Impact Bond come già avviene con successo (e con grande risparmio di costi per lo Stato) in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. I Social Impact Bond sono uno strumento appartenente alla finanza socialmente responsabile, in pratica uno strumento finanziario che permette al settore pubblico la raccolta di finanziamenti privati. La restituzione e la remunerazione del capitale investito, tramite questi strumenti, non è automatica e dipende dal perseguimento dell’obiettivo sociale da raggiungere. Nel caso delle carceri, per esempio, la remunerazione sarà agganciata ai benefici effettivi per la collettività, derivanti da un tasso minore di delinquenza e da costi inferiori di gestione per l’amministrazione penitenziaria che va a risparmiare risorse.

L’idea di adottare i Social Impact Bond è stata discussa oggi pomeriggio nel corso di una tavola rotonda alla quale ha preso parte il Guardasigilli Orlando, Massimo Lapucci segretario della Fondazione Sviluppo e Crescita e Giovanna Melandri, presidente di Human Foundation. I dati del settore carcerario sono terribili, così come è terribile la situazione reale nelle celle, sovraffollate e prive di reale prospettiva rieducativa per chi vi è rinchiuso. Con costi altissimi a carico della collettività. Basti pensare che al 30 aprile 2016 in carcere c’erano 53.725 detenuti (di cui 2.213 donne e 18.074 stranieri) con una tendenza alla recidiva altissima.  Sette detenuti su dieci prima o poi sanno che torneranno in carcere in assenza di alternativa una volta fuori usciti. “L’esame della recidiva può essere usato per misurare il grado di successo dei sistemi penitenziari” si legge nello studio di fattibilità di un piano elaborato da due fondazioni – Human foundation e Sviluppo e Crescita -  che prevede l’inserimento dei Social Impact Bond.  La recidiva, dove funziona l’inserimento, si abbassa dal 68% al  12 %.  

Negli Stati Uniti e in Gran Bretagna il sistema dei Social Impact Bond è già stato testato con successo. I costi a carico dello Stato si sono abbassati e l’inserimento dei detenuti, attraverso diversi progetti (finanziato da fondazioni private) ha generato una remunerazione per gli investitori, una specie di utile.  In pratica gli investitori hanno scommesso sulla capacità del progetto di generare valore sociale, sopportando il rischio associato a programmi sociali inefficaci. L’emissione dei Social Impact Bond coinvolge una pluralità di soggetti: la Pubblica amministrazione, che identifica i progetti da realizzare, ma anche l’intermediario che li colloca presso gli investitori privati, le organizzazioni non-profit che si occupano di fornire i servizi previsti e l’ente valutatore indipendente, chiamato a misurare l’impatto generato dal progetto.

Le aree sulle quali i Social Impact Bond possono essere impiegati, oltre al recupero dei carcerati, sono stati individuati: il mercato del lavoro, e anche la salute. Capitoli di spesa pesano tantissimo nei budget pubblici. In Israele Social Finance Israel e la Rothschild Cesarea Foundation hanno emesso il primo Social Impact Bond per ridurre la dispersione scolastica e incoraggiare la scelta verso studi di informatica. In Francia, in Germania e in Olanda l’intervento ha come obiettivo l’aumento della frequenza scolastica di ragazzi nati in contesti disagiati.
 
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