Bruxelles, il commissario Ue: «Cooperazione europea e scambi tra intelligence»

Bruxelles, il commissario Ue: «Cooperazione europea e scambi tra intelligence»
di Teodoro Andreadis Synghellakis
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Giovedì 24 Marzo 2016, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 11:36

Il commissario europeo per le politiche della migrazione, Dimitris Avramopoulos, in questa intervista esclusiva al Messaggero poche ore dopo l’attacco terroristico contro il cuore dell’Europa, mostra di condividere la proposta del presidente del Consiglio Matteo Renzi.  

Una struttura unica di difesa e di sicurezza – è il concetto – non può che rafforzare l’Unione. Il messaggio di Avramopoulos è chiaro: bisogna rimanere attaccati ai principi e ai valori europei ed arrivare ad una collaborazione molto più stretta tra i vari paesi membri, in termini di scambio di informazioni. 
Il commissario greco chiede, inoltre, di non collegare la grande questione dei profughi con l’emergenza terrorismo che stiamo vivendo, perché gli uomini e le donne che arrivano nel nostro continente, sulle nostre coste «stanno fuggendo esattamente dallo stesso terrore che ci ha colpito qui»[INTERVISTA]. E la sfida principale, in questo momento, è tanto evidente quanto complessa: non cedere alla paura, ma reagire con realismo contro il terrore ed i fenomeni di radicalizzazione. 

Commissario Avramopoulos, dopo i brutali attacchi terroristici di Bruxelles, come intende reagire l’Europa per difendere i suoi valori e la sua stessa esistenza?
«L'Europa è stata attaccata al cuore, ma questo cuore è forte e unito. I terroristi che ci attaccano vogliono dividerci e attaccare i nostri valori. Ma proprio questi momenti così difficili ci portano a stare insieme, ci rendono più forti e più uniti. L'Unione europea è stata costruita sui principi di libertà, di pluralismo, di uguaglianza e solidarietà, e noi rimarremo attaccati proprio a questi principi e li difenderemo». 

 
Il presidente del consiglio italiano Matteo Renzi ha chiesto la creazione di una struttura unica di difesa e di sicurezza per l'Unione europea. Cosa pensa, crede sia una soluzione possibile e necessaria?
«È noto che personalmente sono a favore di tutto ciò che rafforza l'Europa e dà una risposta europea. Tuttavia , quello che è certo è che abbiamo bisogno di più Europa».

In che modo?
«Abbiamo bisogno di utilizzare e rafforzare gli strumenti di cui già disponiamo. In questo momento quello che serve è una collaborazione tra gli Stati membri molto più forte e più rapida, e uno scambio di informazioni più efficace. Le strutture ci sono, attraverso l’Europol e il Centro europeo antiterrorismo (European Counter Terrorism Centre) per esempio, e attraverso il Sistema di informazioni di Schengen. Dobbiamo lavorare con questi strumenti che abbiamo, rafforzarli e assicurarci che possano essere efficaci e raggiungere i risultati necessari. Io e il Ministro dell’Interno italiano Angelino Alfano siamo in contatto costante».

In un momento in cui l'Unione europea mostra di avere seri problemi a trovare una soluzione definitiva e condivisa per l'enorme problema dei rifugiati, si aggiunge anche la costante minaccia del terrorismo. Dobbiamo rafforzare l’omogeneità politica dell’Unione e la Commissione europea, con nuovi, forti obiettivi per l'Europa?
«Con queste crisi siamo di fronte a un bivio per quel ch riguarda il nostro futuro.
O distruggeranno la nostra unità, o la rafforzeranno ancora di più. Io sono convinto che ne usciremo più forti e più uniti. Sfide comuni, minacce, soluzioni, nessuno può affrontare tutto questo da solo. Ma soprattutto questo è quello che ci chiedono i cittadini. Osservate le loro reazioni, i loro sentimenti di pietà, i messaggi che ci mandano. Allo stesso tempo, mentre le due crisi si sovrappongono, queste non dovrebbero essere confuse: le persone che arrivano sulle nostre coste, sono in fuga esattamente dallo stesso terrore che ci ha colpito qui. Non dobbiamo cedere ai terroristi che cercano di seminare paura e divisione».

Tra pochi giorni si celebra la Pasqua cattolica e l’Isis ha ripetutamente minacciato l’Italia. Pensa che oggi, il nostro paese sia più a rischio di altri? E cosa vuoi dire agli italiani, che temono nuovi attentati?
«Non dobbiamo creare un clima di paura, che è poi esattamente quello che i terroristi stanno cercando di ottenere e diffondere. Ma dobbiamo essere realisti: il terrorismo non conosce confini. Questo è il motivo per cui gli Stati membri devono lavorare insieme per prevenire e combattere il terrorismo, ma anche fenomeni di radicalizzazione. Si tratta di un problema europeo e mondiale, e per questo richiede un approccio che sia anch’esso dello stesso livello». 

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