Iraq, l'allarme Unicef: «20 mila bambini ostaggio dell'Isis a Falluja»

Iraq, l'allarme Unicef: «20 mila bambini ostaggio dell'Isis a Falluja»
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Mercoledì 1 Giugno 2016, 13:05 - Ultimo aggiornamento: 2 Giugno, 11:52

Sono circa 20mila i bambini e i ragazzi rimasti a Falluja, città a ovest di Baghdad che le forze governative irachene stanno cercando di strappare all'Isis. L'allarme è lanciato dall'Unicef, che chiede «a tutte le parti di proteggere» i minori e «di mettere a disposizione un passaggio sicuro a chi vuole uscire dalla città». Alla periferia sud di Falluja si erano recati in visita stamani il premier iracheno Haidar al Abadi e il presidente del parlamento Salim Jabburi. Il primo ministro, vicino all'Iran, ha ribadito la convinzione che «nei prossimi giorni la bandiera irachena sventolerà sugli edifici di Falluja».

La battaglia si presenta però lunga, affermano gli esperti. Gli stessi generali iracheni incontrati da Abadi sulla linea del fronte a Falluja ammettono che le forze lealiste procedono con lentezza «a causa delle numerose mine piazzate dall'Isis e dai cecchini» presenti ovunque. Falluja è stata una delle prime città a cadere in mano all'Isis nel 2014 ed è l'ultima roccaforte jihadista nell'ovest iracheno. Tra i pericoli per i minorenni a Falluja, l'Unicef cita «il reclutamento forzato, le strette misure per i controlli di sicurezza e la separazione dalle loro famiglie». Le milizie sciite filo-iraniane ammettono che i ragazzi di età superiore ai 15 anni sono considerati potenziali miliziani dell'Isis e vengono quindi sottoposti a interrogatori e altri controlli. L'Unicef parla anche di «rischi estremi e crescenti» per i minori intrappolati nella città assediata da mesi dalle forze governative, dove «cibo e medicinali si stanno esaurendo ed è limitata la disponibilità di acqua pulita». Nei giorni scorsi sono circolati inoltre vari allarmi sulla possibilità che l'Isis usi i civili come scudi umani e recluti bambini per combattere. Dall'altro lato della frontiera del cosiddetto Stato islamico, nel nord della Siria, le milizie curde sostenute dagli Stati Uniti avanzano contro l'Isis nel cuore dell'ultimo territorio controllato dai jihadisti a ridosso del confine con la Turchia.

L'offensiva è portata dalle «Forze siriane democratiche», guidata dalle milizie Ypg, ala siriana del Pkk, movimento armato considerato terrorista da Ankara, che ha oggi ribadito che non intende sostenere l'offensiva curdo-americana. I curdo-siriani sono arrivati a pochi chilometri da Manbij, tra Aleppo e Raqqa. Sempre in Siria, per la prima volta dopo quattro anni un convoglio di medicinali è entrato a Daraya, sobborgo a sud di Damasco dal 2012 sotto assedio da parte delle truppe lealiste perché controllato da insorti locali. Il Comitato internazionale della Croce rossa ha detto che all'operazione ha partecipato la Mezzaluna rossa siriana, un ente controllato dal governo siriano. Il 12 maggio scorso un altro convoglio umanitario di cinque camion era stato costretto a tornare indietro all'ultimo momento dalle forze governative. La consegna di oggi è avvenuta dopo che la Russia aveva annunciato una tregua locale di 48 ore. A Daraya, che prima del 2011 contava circa 80.000 abitanti, ne vivono attualmente non più di 8.000, costrette a sopravvivere con cibo prodotto localmente. Il convoglio odierno non conteneva cibo ma solo medicine, precisa il consiglio comunale di Daraya. Intanto, le opposizioni siriane in esilio hanno oggi scritto una lettera al segretario generale dell'Onu Ban ki-moon invocando l'imposizione agli attori armati di una tregua per tutto il mese di Ramadan. Il periodo di 30 giorni dedicato al digiuno islamico comincerà tra lunedì e martedì prossimo.

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