Libia, italiani liberati: il giallo del riscatto

Cacace e Colonego
di Sara Menafra
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Domenica 6 Novembre 2016, 09:49 - Ultimo aggiornamento: 13:15
Soddisfatte le autorità italiane tutte, a cominciare dal premier Matteo Renzi e dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. E un risultato importante e tutto politico per il governo libico di Fayez al Sarraj. Gli italiani Bruno Cacace, e Danilo Colonego e l'italo canadese Frank Poccia da ieri mattina sono in Italia e dalla sera prima, attorno alle 22.30 sono nelle mani delle forze di sicurezza del consiglio presidenziale della Libia che hanno collaborato con l'Italia per un mese e mezzo di indagini come pure ha fatto, con un ruolo probabilmente centrale, il sindaco di Ghat, Komani Mohmaned Saleh.

Ieri mattina a operazione conclusa lo stesso Sarraj ha chiamato il ministro degli esteri Paolo Gentiloni per l'avvenuta liberazione mentre il vice presidente del consiglio presidenziale libico Moussa Al Kuni, in dichiarazioni ufficiali all'agenzia di stampa libica, ha dichiarato che l'operazione di liberazione è stata un'azione di indagine ed intelligence ed «è avvenuta in coordinamento e collaborazione tra gli enti di sicurezza libici e quelli italiani».

L'OBIETTIVO SBAGLIATO
Calonego, Cacace e Poccia erano stati bloccati da un gruppo armato formato da nove persone la mattina del 19 settembre mentre viaggiavano su un'auto protetta da un solo autista armato. In giornata ci sarebbe dovuta essere la consegna dei lavori all'aeroporto di Ghat eseguiti dalla Con.i.cos. per la quale i tre lavorano, alla presenza di alte autorità libiche e del responsabile di Tripoli della società italiana. Sarebbe stato lui il vero obiettivo del blitz, hanno raccontato gli italiani al pm Sergio Colaiocco che li ha sentiti per tutta la giornata di ieri: «I sequestratori erano criminali comuni - hanno detto - pensavano che uno di noi fosse lui, con la valigetta di soldi per pagare l'ultima consegna».

Nei quasi due mesi dal giorno del sequestro lo scorso 19 settembre, l'Italia ha potuto effettivamente contare sull'appoggio delle autorità libiche a tutti i livelli. Centrale è stato il ruolo del sindaco di Ghat di etnia tuareg come le popolazioni che di fatto controllano la zona desertica sono riuscite a stringere i rapitori in una zona molto stretta e hanno gestito il canale di trattativa con il gruppo. A sequestrare gli italiani è stato un commando costituito da nove persone, ma i carcerieri erano solo tre, tutti uomini, sicuramente non religiosi visto che bevevano alcol e fumavano anche hashish.

Stando a quanto hanno raccontato gli italiani durante la lunga testimonianza con il pm Sergio Colaiocco, e a quanto confermano alcuni giornali locali, la trattativa ha avuto un unico momento di crisi, a metà ottobre. E' stato allora che il capo del gruppo di sequestratori, un uomo di nazionalità algerina, ha minacciato gli italiani: «Se i vostri non pagano vi cediamo ad al Qaeda o all'Isis». La stessa minaccia sarebbe stata girata anche ai tuareg che hanno tenuto aperto il canale di dialogo. Fonti libiche dicono che il capo del gruppo di rapitori, un algerino con precedenti penali, avrebbe chiesto un riscatto di quattro milioni di euro e la liberazione di alcuni suoi parenti arrestati in passato e accusati di traffico d'armi. Di un pagamento di quattro milioni di euro parla anche il quotidiano on line al Wasat, considerato però, ostile al governo di Serraj.

I COMMENTI
Ieri tutte le autorità italiane hanno espresso soddisfazione per la liberazione degli italiani. Anche se c'è ovviamente preoccupazione per il futuro. «E' stato fatto tutto il necessario - dice la parlamentare pd e membro del Copasir Rosa Calipari - per liberare gli italiani come è giusto che sia. Ma mi chiedo se l'azienda per cui lavorano ha davvero fatto tutto il necessario per tutelare la loro sicurezza». Grande festa ieri a Sedico nel bellunese per la notizia della liberazione del concittadino Danilo Calonego e dell'altro tecnico italiano Bruno Cacace, rapiti in Libia 47 giorni fa. E grande festa ovviamente a casa di Danilo. La figlia Simona ha spiegato: «Ho saputo della notizia della liberazione di mio padre questa mattina da mia sorella che era stata avvertita dalla Farnesina, che ha lavorato davvero bene. Voglio ringraziare, tutti, tutta l'Italia che ci è stata vicina».
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