«Failla e Piano uccisi con un colpo alla nuca»: la versione del governo di Tripoli

Ali Abu Zakouk
di Cristiano Tinazzi
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Mercoledì 9 Marzo 2016, 12:51 - Ultimo aggiornamento: 12:58

TRIPOLI - Ali Abu Zakouk è il ministro degli Esteri del governo di Tripoli, governo che attualmente è in prima fila nel combattere le milizie dello Stato islamico in Libia ma che, nello stesso tempo, ha difficoltà ad essere riconosciuto come interlocutore dalla comunità internazionale.

Cosa chiede il suo governo all'Europa e al resto del mondo?
«Combattere lo Stato islamico è la nostra priorità. Accetteremo la cooperazione degli altri Paesi in termini di aiuti logistici, armamenti, munizioni. Questo vuol dire lavorare insieme per eliminare l'Isis dalla Libia, in modo che non possa colpire i nostri Paesi confinanti o l'Europa. La cosa più importante per noi era far vedere che eravamo e siamo in grado di sconfiggere questa minaccia da soli e lo abbiamo dimostrato a Derna, a Sabratha, a Sidra e a Ras Lanuf. Perfino a Sirte (il caposaldo libico dell'Isis, ndr) la nostra piccola forza aerea ha colpito duramente. Ma non è abbastanza: abbiamo necessità di avere armi, munizioni, supporto di tipo logistico. Voglio anche ricordare però che se qualcuno proverà a colpire il nostro Paese senza permesso, il suo gesto verrà considerato un atto di aggressione e una violazione della nostra sovranità nazionale».

Si può ipotizzare una cooperazione tra voi e gli Usa per bombardare obbiettivi Isis come a Sabratha, il 19 febbraio scorso?
«Forse in quella parte della Libia avevamo sottovalutato il problema, probabilmente per una mancanza di accuratezza nelle nostre informazioni di intelligence. Però adesso esiste e noi vogliamo che queste cellule siano estirpate e per farlo ci serve aiuto».
 
La ricostruzione sulla vicenda degli ostaggi italiani ha ancora molti punti oscuri.
«La cosa importante è stata la liberazione dei due rapiti e il ritrovamento dei corpi di chi non ce l'ha fatta. Anche noi abbiamo perso uomini sul campo di battaglia. L'importante è che questi criminali siano stati sconfitti».

Le versioni però sono differenti e le famiglie vogliono sapere tutta la verità.
«I due italiani deceduti, e vedrete che l'autopsia confermerà la nostra versione, sono stati uccisi con un colpo alla nuca. Quindi è stata un'esecuzione a sangue freddo compiuta da criminali tunisini che non hanno nulla a che fare con l'Islam. Queste sono le informazioni che abbiamo, ora cercheremo di capire perché lo hanno fatto. Nel frattempo facciamo le nostre condoglianze più sentite alle famiglie e speriamo che non si verifichi mai più una cosa del genere».

Sulla stampa internazionale si parla sempre con più insistenza della presenza sul suolo libico di forze di intelligence italiane, francesi e inglesi, anche qui a Tripoli. Può confermare?
«La nostra politica è quella di non avere stranieri armati in Libia. L'unico caso sono forze presenti con il generale Haftar (in Cirenaica). Non rifiutiamo un lavoro comune di intelligence per combattere l'isis, ma la nostra politica sull'argomento è chiara: ufficialmente non abbiamo nessuna forza militare straniera e lo sottolineo, militare».

Il governo di Tripoli si è sentito tradito dall'Occidente?
«Non capiamo questa ipocrisia dell'utilizzare due pesi e due misure tra noi e quelli di Tobruk soprattutto quando la Corte costituzionale libica ha dichiarato illegittimo il governo di Tobruk.

Come governo controlliamo l'80% del territorio libico; abbiamo più del 50% della popolazione; il governo di Tripoli avendo nella capitale la banca centrale e le sedi principali di tutte le banche libiche, oltre che la Noc (National Oil Corporation) paga anche gli stipendi dei militari del generale Haftar. Tutti prendono soldi da noi. Non obblighiamo nessuno a riconoscerci, ma siamo pronti a discutere e aperti a tutti. Se poi vogliamo parlare del governo Serraj, beh non rappresenta nessuna delle due parti perché non è stato votato né dal governo di Tripoli né da quello di Tobruk».

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