«Gli abbiamo chiesto il licenziamento degli agenti di polizia - ha spiegato dopo Lino Aldrovandi - di inserire il reato di tortura nella nostra legge e di applicarsi affinchè gli agenti in servizio siano identificabili. Il prefetto ci ha detto che scriverà al Ministero per presentare le nostre richieste». Enzo Pontani, Luca Pollastri, Paolo Forlani e Monica Segatto, i poliziotti condannati, sono tornati in servizio con compiti di carattere amministrativo. Durante il percorso, il corteo si era fermato per alcuni minuti nel centro storico. In piazza Trento e Trieste si erano anche intonati cori da stadio come «Noi vogliamo solo giustizia», «Via la divisa», dedicati a Federico e a tutti coloro che, come hanno detto a più riprese i manifestanti, «sono morti per mano dello Stato». Un corteo composto da persone di età diverse: dai ventenni agli ultrasessantenni. In prima fila dietro al manifesto «Via la divisa», al fianco di Patrizia Moretti c'erano anche Lucia Uva - sorella di Giuseppe, deceduto a Varese nel 2008 dopo essere stato fermato dai carabinieri - e Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, arrestato nel 2009 per droga e morto una settimana dopo in ospedale. Tra i tanti manifestanti anche Arnaldo Cestaro, vicentino che durante il G8 di Genova si trovava all'interno della scuola Diaz: «Mi hanno rotto un braccio e varie costole. Sono qui perchè eventi simili non devono più accadere». E dentro ai «simili» vengono racchiuse tutte le «violenze e i crimini dello Stato».
Pure il deputato Vittorio Ferraresi (M5S) ha preso parte al corteo, per «chiedere anche da qui, oltre che a livello istituzionale, che venga fatta giustizia perchè un ragazzo non può morire così». Tra i messaggi giunti alla manifestazione quello twittato da Nichi Vendola, dal palco dell'assemblea nazionale di Sinistra Ecologia Libertà: «#via ladivisa per rispettare i familiari di Federico. #vialadivisa per rispettare i poliziotti onesti e le Istituzioni».
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