Ecco perché i leader dei principali partiti, compresa la presidente di Fratelli d’Italia, che è anche premier, Giorgia Meloni, stanno pensando - tra mille dubbi e attese dei prossimi sviluppi della vicenda politica - di presentarsi in prima persona alle elezioni europee come capilista.
Ma non sanno bene se farlo oppure no. Sono in questa condizione di limbo, ma di tentazione a cimentarsi nella competizione, perché al momento vedono le loro forze politiche che non crescono e non calano, più o meno stabili ma bisognose ognuna contro l’altra di quello sprint, di quel doping, di quel protagonismo che solo la presenza in campo del leader può dare loro portando voti.
Il sondaggio Sgw
La fotografia del sondaggio Swg di questa ore illustra infatti un sostanziale stallo.
Non supererebbe al momento la soglia del 4 per cento per entrare nell’Europarlamento la calendiana Azione. E’ stimata al 3,9 per (-0,1). Alleanza verdi e sinistra resta stabile: al 3,6. Italia Viva di Renzi è in crescita dello 0,2 e arriva al 3 per cento. Più Europa guadagna lo 0,1 e sale al 2,5 per cento. Per l’Italia con Paragone cresce dello 0,3 per cento e raggiunge l’1,9. Unione Popolare è data all’1,2 (-0,1); Noi Moderati sale dello 0,1 e va a quota 1,1.
LE MANOVRE
Serve per tutti una scrollata. Gli studi che ha commissionato Elly Schlein le dicono questo: la sua presenza come candidata - ma lei è indecisa - porterebbero un grande vantaggio al Pd. Siccome l’esito delle Europee sarà per lei molto importante - se va sotto al 21 per cento rischia la leadership - potrebbe diventare una prospettiva inevitabile la sua partecipazione come capolista in tutte e cinque le circoscrizioni. Stesso discorso per Meloni.
FdI deve superare la soglia simbolica del 20 per cento, per lei e per il suo partito è essenziale questo traguardo. Ma il rischio di presentarsi al voto, un vero e proprio voto di mid-term, e non avere un successone è ciò che sta frenando, ma c’è tempo ancora per pensarci, Giorgia. Alla sorella Arianna toccherà portare il cognome Meloni sulle schede elettorali, magari nel collegio dell’Italia centrale? Non improbabile. Mentre Tajani quasi certamente non guiderà le liste forziste e quanto a cognomi uno spazio in lista - il richiamo berlusconiano tira sempre - potrebbe averlo Paolo, il fratello del Cavaliere, candidabile nel collegio Nord-ovest. Renzi sarà in campo, visto che senza di lui il Centro rischia il flop, e l’alleanza con Mastella - se ci sarà - potrebbe giovare all’esito della gara. Calenda non schiererà la sua persona, ma lavora - e non è facile la trattativa - con Più Europa per un cartello comune verso Bruxelles. Per tutti loro, i numeri dei sondaggi devono sbloccarsi. E poi dovranno sbloccarsi i numeri veri dentro la cabina euro-elettorale.