Elly Schlein in tv dalla Maggioni, la segretaria Pd e la contrapposizione in fair play alla Meloni in vista delle Europee

Non vuole urlare troppo, non intende demonizzare gli avversari e neppure fare del populismo e della demagogia

Elly Schlein in tv dalla Maggioni, la segretaria Pd e la contrapposizione in fair play alla Meloni in vista delle Europee
di Mario Ajello
4 Minuti di Lettura
Domenica 19 Novembre 2023, 18:46 - Ultimo aggiornamento: 18:47

Elly Schlein è andata su Rai3, alla trasmissione di Monica Maggioni, e il format che ha scelto - quello dell’io contro Meloni e della contrapposizione tra le due leader ma in modalità fair play, senza accuse personali e con attenzione ai contenuti e scarsa tendenza alle grida propagandistiche - è quello che prefigura lo stile da campagna elettorale che la segretaria del Pd ha deciso di condurre da qui al voto per le europee di giugno.

Elly Schlein ospite oggi a «In mezz'ora» su Rai 3: l'annuncio su Instagram

Elly Schlein dalla Maggioni

Nel quale probabilmente lei non sarà in lista («Non ci si candida a un posto nel quale poi non si andrà visto che io sono parlamentare in Italia e non voglio fare lo specchietto per le allodole», va dicendo Elly da qualche giorno) ma se Meloni alla fine deciderà invece di essere capolista nelle cinque circoscrizioni magari Schlein cambierà la sua posizione in merito alla candidatura. E comunque, in quella che un tempo era la Rai3 di sinistra, e ora non lo è più, la leader del Pd parla così: «Non mi sono data soglie ideali per il Pd nel voto di giugno, quello a cui punto è cercare di alzare l’asticella della partecipazione elettorale.

Non mi interessa rubare lo 0 virgola di qua o di là. A me interessa recuperare la fiducia delle persone, altrimenti altri faranno scelte che ricadono sulle loro vite. Io farà tutta la campagna in questa direzione». 

Lo stile

Non vuole urlare troppo, ecco, non intende demonizzare gli avversari e neppure fare del populismo e della demagogia Schlein in questa corsa per un voto cruciale sia per l’Italia sia per la sua stessa leadership. Considerando che, anche se lei non vuole parlare di soglie per il Pd, nel caso il suo partito vada sotto il 21 per cento i notabili dem, compresi quelli che ufficialmente la appoggiano, le faranno probabilmente le scarpe. La quota di sicurezza per la leadership di Elly è il 21 per cento ma al Nazareno si pensa di poter prendere anche di più. Perché la luna di miele tra Meloni e gli italiani, così ragionano nel principale partito di opposizione, su sta già molto appannando e tra sette mesi magari sarà spenta o quasi.

I temi

Intanto, il tema della riforma costituzionale è in cima alle preoccupazioni di Schlein. «Non hanno preso in considerazione - dice alla Maggioni - nemmeno una delle proposte che abbiamo portato, hanno proposto invece una riforma pericolosa. Il premierato scardina l’equilibrio dei poteri dello Stato. Un’altra bugia è che non intacchi i poteri del Presidente della Repubblica, anche un bambino questo lo capisce». E ancora: «Noi abbiamo portato delle proposte al tavolo del governo, l’unica volta che ci ha convocati, che andavano a rafforzare la stabilità dell’esecutivo, abbiamo proposto la sfiducia costruttiva. Abbiamo proposto di rafforzare la rappresentanza mentre invece saremo chiamati ad acclamare un capo. Se vogliamo dare più peso al voto dei cittadini, il Pd ha chiesto di cambiare questa pessima legge elettorale, togliamo le liste bloccate e facciamo di nuovo scegliere i rappresentanti ai cittadini». «Questo - per Schlein - non interessa perché guidano tutti dei partiti personali e si tengono strette le liste bloccate che permette loro di scegliere chi entra in Parlamento e quindi saranno fedeli al capo di partito».

Le posizioni

Il tema istituzionale ma saranno soprattutto i temi dell’economia e quelli della collocazione dell’Italia nel concerto europeo i punti su cui la segretaria dem batterà in campagna elettorale. Il costo della vita che sale, la legge di bilancio che non dà sviluppo, la politica fiscale e l’evasione, la piena occupazione e il salario minimo: ecco le bandiere che saranno sventolate da qui a giugno. Cercando di darsi un profilo fattivo e non parolaio, una postura di responsabilità e di consapevolezza, e non una posa piazzaiola e leggerista. Riuscirà Elly a salvare con questi ingredienti la sua segreteria, il suo partito e l’idea che un centrosinistra che non potrà che andare unito dopo le Europee, in cui si vota con il proporzionale, sarà competitivo per le Politiche del 2027? Guardando più vicino, dice ancora Elly su Rai3: «Non ho accettato quel confronto ad Atreju, che non era un invito ad un confronto con Giorgia Meloni, chiedendo che si faccia nel luogo deputato, il Parlamento, dove maggioranza e governo stanno calpestando la discussione, le prerogative parlamentari. Non ho accettato quell’invito chiedendo con forza che quel confronto si faccia ma nel luogo deputato, nel luogo dove la discussione viene negata ogni giorno». 


Una forza tranquilla e a difesa della democrazia parlamentare: questo l’ubi consistam  del Pd versione Elly e versione Europee. Poi però, da qui a giugno, manca molto tempo e non è detto che questa linea di condotta reggerà.

© RIPRODUZIONE RISERVATA