Incendi, Musumeci: «Serve un piano, i mezzi aerei sono pochi e ci mancano i volontari. Al Sud prevedibile un'estate d'emergenza»

L’allarme del ministro per la Protezione civile: riunita la task force nazionale

Incendi, Musumeci: «Serve un piano, i mezzi aerei sono pochi e ci mancano i volontari. Al Sud prevedibile un' estate d'emergenza»
di Claudia Guasco
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Giovedì 4 Aprile 2024, 00:14 - Ultimo aggiornamento: 00:27

Le fiamme che devastano i boschi, lambiscono le case, desertificano il territorio. Accade ogni estate e i numeri fanno impressione: l’anno scorso nel nostro Paese, tra il 15 giugno e il 15 settembre, sono andati in fumo quasi 75.000 ettari, con l’85% della superficie arsa concentrata in Sicilia e Calabria e il 48% collocato in aree naturali protette. Il dato storico, elaborato da Legambiente con il monitoraggio di EFFIS dal 2008 al 2021, racconta di 5.298 incendi e 723.924 ettari inceneriti, un’area grande quasi quanto l’Umbria. Una nuova stagione calda si avvicina e l’allarme è già scattato. «Ogni anno bruciano tra i 100 e i 160 mila ettari. È necessario invertire la tendenza. Una buona prevenzione, con il pieno coinvolgimento dei Comuni e dei cittadini, può servire a salvare migliaia di ettari di vegetazione», afferma il ministro per la Protezione civile Nello Musumeci. Che ieri ha riunito la task force nazionale per affrontare la prossima campagna antincendio boschivo. Tre ore di confronto, coordinato dal capo dipartimento Fabrizio Curcio, al quale hanno partecipato le Regioni, l’Anci, i vigili del fuoco, le forze armate e i rappresentanti di sei ministeri.

Quali criticità sono emerse, ministro Musumeci?

«L’analisi storica dei fenomeni meteorologici e un’attenta valutazione delle previsioni ci dicono che molto probabilmente, nei prossimi mesi, le condizioni favoriranno gli eventi incendiari su tutto territorio.

Con particolare esposizione per le regioni del Sud, dove l’alta temperatura e il lungo periodo siccitoso possono diventare importanti complici del fenomeno. La situazione è di grande attenzione. Le rilevazioni fornite dalla Protezione civile indicano che il periodo da settembre 2023 a febbraio 2024 è stato caratterizzato da marcati deficit idrici, in pratica è piovuto il 30% in meno. La Sicilia è stata colpita da un’elevata siccità, con anomalie negative del 50%, mentre la scarsità di neve sull’Appennino potrebbe avere ricadute sui territori del Centro. Il Lazio, tra le regioni appenniniche, negli anni scorsi ha registrato il maggior numero di interventi della flotta nazionale per lo spegnimento degli incendi».

I mezzi a disposizione bastano o siete in affanno?

«Ecco, questa è una delle criticità affrontate nelle tre ore di incontro. Purtroppo paghiamo una grave carenza ereditata dai decenni passati: la flotta dei Canadair è ridotta a poche unità, la stessa società da quarant’anni non produce più i velivoli. Registriamo anche carenze nella dotazione degli elicotteri, un’industria nella quale i francesi producono molto più di noi occupando ampi spazi di mercato tra i Paesi membri dell’Unione europea. Tra i punti all’ordine del giorno del vertice, tema centrale era proprio la dotazione delle flotte aeree. Quella dello Stato è formata da una ventina di velivoli, quindici dei quali Canadair, poi ciascuna Regione stipula convenzioni con i privati. Anche il corpo dei Vigili del fuoco dispone di flotte proprie, formate da elicotteri di media e piccola portata. Che è determinata dalla quantità di acqua che ogni velivolo può trasportare e dalla velocità con cui effettua le operazioni di carico e scarico».

In prima linea però ci sono gli uomini. Da Catania a luglio è arrivato un appello: «Vorremmo fare di più, ma il personale è al massimo dello sforzo».

«È uno dei problemi principali. Al Sud mancano i distaccamenti dei Vigili del fuoco volontari, che invece pullulano al Nord. Rappresentano un prezioso ausilio ai vigili del fuoco permanenti. Su questo aspetto forniremo il nostro sostegno alle Regioni, con le quali intendiamo collaborare nella predisposizione di un piano di comunicazione più efficace possibile. Serve una buona preparazione, abbiamo già promosso incontri operativi con la Protezione civile ed esortato gli assessori e i dirigenti a utilizzare gli strumenti che la moderna tecnologia mette a disposizione per intercettare in tempo i focolai e dare l’allarme alle centrali».

L’Italia può essere salvata dai roghi?

«La mia bussola è la prevenzione. È indispensabile tanta cultura civica per unire gli italiani nella collaborazione. Per convincere gli agricoltori a realizzare i viali tagliafuoco nelle proprie campagne e i cittadini a chiamare subito i numeri di emergenza quando si imbattono in un principio di incendio. Un’azione immediata può preservare interi boschi. Ricordiamoci che il 90% dei roghi è innescato dall’uomo, per colpa o per dolo. Una distrazione, un mozzicone gettato nella vegetazione infiammabile o il falò di un pic nic non controllato provocano disastri ambientali. Altra cosa è la matrice dolosa, legata ai piromani e alla criminalità per fini speculativi. L’anno scorso il governo è intervenuto con un inasprimento delle pene, ma serve anche un’azione preventiva accurata da parte delle Regioni».

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