Sequestrato il tesoro di Luciano Iannotta, i dettagli dell'inchiesta

Sequestrato il tesoro di Luciano Iannotta, i dettagli dell'inchiesta
di Marco Cusumano
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Mercoledì 9 Febbraio 2022, 10:42

Un impero economico enorme, costruito negli anni grazie a una fitta rete di rapporti con la criminalità ad ogni livello, ma soprattutto con il sostegno dei colletti bianchi. Il tribunale di Roma ha colpito il tesoro di Luciano Iannotta, imprenditore originario di Sonnino già arrestato nel 2020 su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma.
Le indagini sull'imprenditore, ben inserito anche negli ambienti politici pontini e romani, non sono mai state interrotte e anzi gli investigatori hanno scavato sempre più a fondo nella fitta rete di interessi economici riconducibili direttamente o indirettamente a Iannotta. Ieri è scattato il blitz con il sequestro da 50 milioni di euro, un impero economico caratterizzato da aziende, immobili e quote societarie.
IL PATRIMONIO
I giudici Maria Antonietta Ciriaco, Anna Maria Fattori e Luca Della Casa (Terza Sezione Penale, misure di prevenzione) hanno disposto il sequestro di un'impresa individuale, una fondazione, la totalità delle quote e l'intero patrimonio aziendale di 37 società (di cui 4 nel Regno Unito e 2 in Moldavia), 119 fabbricati, 58 terreni, 55 veicoli, un'imbarcazione e 72 rapporti finanziari.
Numeri da capogiro che rappresentano al meglio la mole di affari che vedono in primo piano l'imprenditore pontino, già sottoposto alla misura cautelare dell'obbligo di firma alla polizia giudiziaria.
Lunga la lista delle società colpite dal provvedimento, tra le quali figurano attività con interessi nel porto di Terracina, nel circolo nautico di Nettuno ma anche aziende agricole, imprese attive nel settore dell'edilizia, ferro, immobiliare, vetro, trasporti, auto, holding industriali e società registrate all'estero. Un'enorme galassia di attività economiche e imprenditoriali ritenuta dagli investigatori collegata alle attività illecite riconducibili alla figura dell'imprenditore sonninese e a persone a lui vicine.
Il sequestro è stato proposto dal Procuratore della Repubblica di Roma insieme al Questore di Latina e accordato dal Tribunale delle Misure di prevenzione di Roma. «L'imprenditore - spiegano gli investigatori - aveva accumulato negli anni un patrimonio immobiliare e mobiliare pari a ben 50 milioni di euro, costituendo un numero elevato di compagini societarie, alcune delle quali operanti in territorio estero, così ampliando gli effetti criminali dei reati originari commessi dall'organizzazione mafiosa, i cui proventi, una volta finiti nella disponibilità dell'imprenditore, hanno in maniera perversa causato ulteriori danni alla collettività, arrecando pregiudizio al sistema economico e alla libera concorrenza».
I riferimenti alle inchieste precedenti riguardano soprattutto Dirty Glass, l'indagine partita dalla simulazione di un'estorsione e poi sviluppatasi anche grazie alle dichiarazioni dei pentiti del clan Di Silvio, Renato Pugliese e Riccardo Agostino, che parlarono abbondantemente dei legami tra la criminalità locale, l'imprenditoria e la politica. Una rete di rapporti e interessi personali ancora tutti da chiarire sui quali da tempo si concentra l'attenzione degli investigatori.

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