Capitale della Cultura, provincia divisa a metà, Celentano: «Latina lo merita, patto tra città e campagna»

Ieri la presentazione dei progetti al ministero della Cultura del Capoluogo e di Gaeta

Capitale della Cultura, provincia divisa a metà, Celentano: «Latina lo merita, patto tra città e campagna»
di Andrea Apruzzese
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Martedì 5 Marzo 2024, 11:12 - Ultimo aggiornamento: 12:18

Una presentazione complessa, che ha visto, tra le domande poste all'amministrazione, il ruolo dei giovani nella città più giovane d'Italia, o il numero dei posti letto disponibili. Non un esame semplice, da parte della commissione del ministero della Cultura, per il Comune di Latina e il suo progetto di candidatura a Capitale italiana della Cultura 2026, ieri a Roma. Un dossier illustrato dal sindaco, Matilde Celentano, dall'assessore all'Urbanistica (responsabile del progetto in seno alla giunta), Annalisa Muzio, dalla direttrice del Museo Cambellotti, Antonia Lo Rillo, dalla coordinatrice del dossier, denominato "Bonum facere", l'architetto Daniela Cavallo. Da loro, la commissione ha voluto sapere tutto, con domande precise, poste in coda alla presentazione del dossier.

La sindaca ha parlato di «una città, di soli 91 anni, che vuole continuare a credere nel progresso, che merita di essere valorizzata attraverso il suo grande bagaglio culturale. Latina è unica», citando l'Appia e Satricum, ma anche le eccellenze come il liceo artistico, l'architettura razionalista e il rapporto con la terra e l'agricoltura. È poi l'assessore Muzio a spiegare come «Latina può essere il paradigma di un nuovo modo di concepire il rapporto tra città e aree periurbane, tra agricoltura e attività produttive, tra territorio, ambiente, energia, cibo, benessere e salute. Latina può essere modello e innesco, può essere laboratorio. Latina è Razionalismo Arte e Architettura del Novecento; è punto di incontro di antichi tracciati stradali, luogo ideale per ospitare riflessioni e ricerche, e anche per un Museo dell'arte del Novecento».
Mentre la Lo Rillo presenta musei e gallerie presenti nel territorio e i progetti per valorizzarli, anche digitalmente, è la Cavallo a entrare nel vivo del dossier, raccontando come la candidatura nasce «dalla cultura delle radici e del ritorno: far scoprire Latina agli italiani che possono ritrovare parte di sé in questo territorio: Latina è da scoprire e da svelare».
Ma la commissione vuole di più. Chiede dei fondi, con la Celentano che precisa come «500mila euro sono già nel Bilancio 2026 per la programmazione culturale». Chiede dei giovani, e la Cavallo ammette che «si, i giovani vanno via da Latina, ma ci sono luoghi come l'ex garage Ruspi e l'ex Banca d'Italia che, in accordo con Sapienza, vedranno attività formative, e si ragiona anche su una sede distaccata della Facoltà di Architettura», e la Muzio aggiunge che «i giovani a Latina stanno benissimo: il lavoro del futuro sarà farli tornare dopo che hanno studiato fuori».
Vogliono sapere quale sia il progetto di punta, e viene risposto che sarà quello «sulla ruralità, per un patto tra città e campagna, puntando sulla figura del contadino custode del territorio», secondo la Cavallo. Ma la commissione ribatte: essere Capitale della cultura è responsabilità enorme. Ecco allora emergere i cinque asset del dossier: Latina unica in un modo tutto suo da svelare con lentezza; un paesaggio fatto di elementi diversi; un viaggio enogastronomico; la scoperta dell'architettura e dell'arte del Novecento; lo sport come momento di incontro.
Ma ancora non basta: i posti letto? «Abbiamo 8 alberghi a 4 stelle e 10 B&B, ma contiamo anche su strutture extra», dice la Cavallo, e la Muzio subito ribatte: «Stiamo mettendo in atto un'attività di cambio di destinazione d'uso, ad esempio sul litorale e nei borghi», mente la sindaca ricorda che «hanno partecipato al dossier molti Comuni limitrofi come Sabaudia, Sermoneta Sezze: loro potrebbero sopperire, sono ricettive dal punto di vista turistico e fanno parte del distretto socio-sanitario».
Poi il coup de théâtre della Cavallo, che chiama sul palco «la signora Giuseppina, nata nel 1936, che è stata professoressa dello scrittore Premio Strega Antonio Pennacchi». È lei a concludere la presentazione: «Latina lo merita, perché ha vissuto momenti drammatici, ma ha saputo riprendersi».
 

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