L'amarezza di Coletta: «Purtroppo alla ribalta solo per le inchieste»

L'amarezza di Coletta: «Purtroppo alla ribalta solo per le inchieste»
di Andrea Apruzzese
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Mercoledì 14 Luglio 2021, 05:02 - Ultimo aggiornamento: 10:17

«Latina e i latinensi meritano di essere raccontati per i loro straordinari talenti, per la bellezza del territorio, per il futuro che li attende, e non per le inchieste giudiziarie. È questa la motivazione che mi spinge ad andare avanti». Con questo post su Facebook, il sindaco di Latina, Damiano Coletta, è intervenuto sulla notizia che Matteo Adinolfi, eletto in Consiglio comunale nel 2016 con Noi con Salvini, e poi all'Europarlamento nel 2019 con la Lega, risulta indagato nell'operazione che ieri ha portato agli arresti dell'imprenditore Raffaele Del Prete e di Emanuele Forzan. Coletta osserva che «purtroppo Latina torna sulla ribalta nazionale per un'inchiesta giudiziaria su un presunto voto di scambio. Non entro nel merito, non l'ho mai fatto, e non lo farò nemmeno ora, avendo il massimo rispetto nei confronti degli inquirenti e degli indagati».
IL CENTRODESTRA
Dalla Lega, il capogruppo in Consiglio comunale, Massimiliano Carnevale, spiega che «la magistratura farà il suo corso e chi non ha nulla da nascondere avrà modo per far valere le sue ragioni». Carnevale ricorda che «io sono da sempre garantista. Ci sarà tempo e modo nelle sedi opportune per dimostrare se è tutto fondato o meno. A oggi, è doveroso dare fiducia in chi è rimasto coinvolto». Nessun commento da altri esponenti pontini della Lega, come il capogruppo in Consiglio regionale, Angelo Tripodi, il sottosegretario al Mef, Claudio Durigon, il deputato Francesco Zicchieri. Nessun commento anche dai vertici provinciali degli altri partiti della coalizione di centrodestra, come Nicola Calandrini (FdI), senatore, impegnato ieri in aula sul Ddl Zan, e Alessandro Calvi (FI). Partiti che sono tuttora impegnati in un difficile braccio di ferro per l'indicazione del candidato sindaco unitario di centrodestra per Latina, con la Lega che finora continua a ribadire il suo diritto a indicarlo e FdI contraria a questa ipotesi.
I CINQUE STELLE
M5S Sulla vicenda è intervenuto ieri il gruppo M5S in consiglio regionale del Lazio, secondo cui «l'inchiesta della Dda di Roma, che ha portato all'arresto di un imprenditore e di un suo collaboratore, dimostra quanto sia preoccupante e pericoloso il legame tra i clan mafiosi e certa politica. Non è la prima volta che la criminalità organizzata prova ad allungare i propri tentacoli sulla gestione dei rifiuti, cercando di condizionare le amministrazioni e la provincia di latina sembra essere un epicentro inquietante di traffici illeciti. Lega Lazio chiarisca, perché quello che emerge dal quadro indiziario è un inaccettabile condizionamento della democrazia e una infiltrazione criminale allarmante negli apparati dello Stato».
Per il deputato Raffaele Trano (L'alternativa c'è), «quello che manca tra Aprilia e il Garigliano è la politica, manca un codice di autoregolamentazione o, se c'è, non viene utilizzato. Un conto è essere indagati e un conto è essere condannati in via definitiva: la presunzione di innocenza vale per tutti. Ma quanto emerso, dalla concorsopoli Asl agli affari del clan Di Silvio, è comunque gravissimo. Auspico che vengano ora fatti controlli rigorosi in tutti i Comuni dove ha appalti la ditta Del Prete, e che tutti i partiti si decidano a porre al centro del dibattito la questione morale. Le risorse del Recovery Fund non possono trasformarsi nell'ennesima occasione per far arricchire gli amici degli amici».

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