Sabaudia, illuminazione: le ombre sull'appalto

Sabaudia, illuminazione: le ombre sull'appalto
di Rita Cammarone
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Lunedì 28 Febbraio 2022, 10:51

«Un project financing politicamente inaccettabile e formalmente sbagliato». Così Giovanni Secci, ormai ex consigliere comunale di Sabaudia, bolla il progetto approvato dall'amministrazione guidata da Giada Gervasi che ora attende la messa a bando per il servizio di illuminazione pubblica. Un'altra patata bollente nelle mani del commissario straordinario in arrivo al Comune di Sabaudia dopo le dimissioni in blocco seguite all'arresto del sindaco, lunedì scorso, per turbativa d'asta e corruzione.


IL PROGETTO
Il progetto di finanza, proposto dalla società Hera Luce srl con sede a Cesena, prevede da parte del Comune il pagamento di oltre 550mila euro all'anno per 20 anni a fronte dell'ammodernamento degli impianti, della manutenzione ordinaria e di una minima parte della manutenzione straordinaria degli stessi e il consumo energetico. Una proposta conveniente per il Comune? Si tratta di un impegno finanziario di 11 milioni di euro. «Non mi ha convinto il discorso della parziale copertura della manutenzione straordinaria afferma Secci E' un punto focale. Se un impianto necessita di un intervento finalizzato alla sicurezza pubblica, si ha l'obbligo di ripararlo. Se l'intervento non rientra nella manutenzione concordata sarà il Comune a dover sostenere le spese. E non mi convince neanche la durata dell'affidamento. Venti anni sono tantissimi per un servizio basato sulle tecnologie che avanzano. Abbiamo visto che appalti di questo genere, in altre realtà, hanno una durata di nove anni». Ma a queste perplessità Secci ne aggiunge una terza, di natura formale. «La proposta di project financing aveva una durata di 90 giorni; gli atti approvati dall'amministrazione vanno oltre questa scadenza. Questo vizio, in sede di gara, potrebbe portare a ricorsi».


LA PROCEDURA
Agli atti degli organi del Comune è rimasta giacente la richiesta di annullamento presentata il 3 febbraio scorso dall'allora consigliere Vincenzo Avvisati basata fondamentalmente sulla mancanza di un presupposto giuridico, consistente nella relazione ex articolo 34 del decreto legge 18 ottobre 2012, numero 179, e successive modifiche e integrazioni, attraverso cui l'amministrazione avrebbe dovuto stabilire quale tra i diversi modelli di gestione del servizio pubblico locale sarebbe stato più conveniente all'ente in termini di rapporto costi/benefici.

Diverse le opzioni. Pur escludendo la gestione diretta, in caso di ricorso al mercato, attraverso la relazione ex articolo 34, si sarebbe dovuta valutare la convenienza tra appalto, affidamento e project financing. Si dirà che in realtà una relazione c'era, quella redatta dal supporto al Rup, favorevole al progetto di finanza. Ma anche su questa sono state sollevate delle eccezioni da parte di Avvisati: «La relazione non è stata fatta secondo il format previsto dalla normativa, con tanto di pubblicazione sul sito ministeriale». A ben guardare, su questa vicenda, ci sarebbero anche altre imperfezioni. Il progetto è stato approvato una prima volta con delibera di Consiglio comunale e poi modificato con una delibera di giunta. E ancora, gli atti sarebbero stati approvati dopo la scadenza della polizza fideiussoria.


I DUBBI
«In questi giorni sono riemersi i dubbi sull'affidamento diretto per l'Expo conclude Secci - Il solo contributo di 39mila euro non può considerarsi sotto soglia, dal momento che il Comune ci mette tutta una serie di altri servizi. E poi, mi chiedo qual è il valore economico dell'occupazione di suolo pubblico concessa gratuitamente agli organizzatori dell'evento? Parliamo di una superficie di 60mila metri quadrati. Nonostante ciò, ritengo che questa storia del servizio di pubblica illuminazione sollevi molte più perplessità».

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