Operata alla testa per la rimozione di un tumore al cervello e ancora convalescente, è costretta da giorni in casa senza acqua corrente. Acqua staccata per una morosità contestata e che ha il sapore amaro della beffa: i soldi delle bollette sono stati sborsati puntualmente, ad attestarlo ci sono anche le ricevute dei pagamenti, ma l'ormai ex amministratore condominiale non li avrebbe mai versati al gestore del servizio idrico. A mancare all'appello nelle casse di Acqualatina decine di migliaia di euro. Oltre all'appartamento della malcapitata, una 69enne, ha lasciato con i rubinetti a secco un'intera palazzina. Uno stabile su due livelli composto da due attici e quattro bifamiliari e situato a Terracina, in via Signorelli, senz'acqua da quasi due settimane. Con tutti gli immaginabili disagi del caso soprattutto per la donna appena sottoposta alla delicata operazione, una craniotomia che ha portato ad asportare una massa tumorale di circa sette centimetri. «È disumano la stato in cui una persona nelle condizioni di mia madre è costretta a vivere», lo sfogo della figlia. «Hanno staccato l'acqua totalmente e la sua situazione non viene ritenuta invalidante perché non ha un certificato che lo attesta e i referti medici sono ritenuti insufficienti».
Il risultato di questa sorta di cortocircuito? Uno stato di forte precarietà in grado di umiliare e ledere la dignità personale. «Sono giorni che lavo mia mamma con delle pezzette umidificate, e quando va bene siamo costrette ad andare a casa di conoscenti per usufruire del loro bagno.
ACQUALATINA
«Siamo anche noi parte lesa e seguiamo da vicino la situazione, interfacciandoci con il nuovo amministratore, la donna convalescente, gli altri condomini e il loro avvocato», dicono da Acqualatina. «Siamo al lavoro per individuare la soluzione più sostenibile sia per i condomini che per il gestore, che comunque è tenuto a un eguale trattamento per tutte le utenze, siamo fiduciosi che a breve si arriverà a un accordo».