Voleva farsi perdonare dalla moglie da cui si stava separando e aveva pensato che un fiore potesse bastare, ma non aveva fatto i conti con la giustizia. E così ora una rosa rossa rischia di costargli un processo. Eppure lui, un imprenditore di 39 anni del capoluogo che opera nel settore delle manutenzioni industriali, ci sperava. Anche a costo di farla grossa.
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l rapporto tra i due coniugi era giunto al capolinea nel peggiore dei modi dopo mesi segnati da gelosie reciproche e litigate furibonde.
E invece a febbraio dello scorso anno l'uomo è tornato alla carica. Il giorno prima di San Valentino, di notte, come un ladro, si è introdotto furtivamente nell'abitazione in cui viveva con la moglie, ha preso le chiavi dell'auto e ha lasciato nella vettura una rosa rossa con il gambo lungo. Di un metro, precisano le carte giudiziarie senza pietà per l'ardore e l'ardire dell'uomo. Un po' Romeo, un po' Arsenio Lupin. Quindi il 39enne ha chiuso l'auto e ha riportato le chiavi in casa, convinto di potersi guadagnare il perdono della moglie e di non incorrere in nessun guaio stante il divieto di avvicinamento.
E invece il mattino seguente, il giorno di San Valentino, quando ha scoperto la rosa rossa, la moglie si è allarmata ed è andata su tutte le furie. Anche perché nel frattempo il marito non aveva mancato di vantarsi della sua prodezza. E così, per tutta risposta, con buona pace della corrispondenza d'amorosi sensi su contava l'uomo, è fioccata un'altra denuncia. Nei giorni scorsi all'imprenditore, difeso dall'avvocato Nicola Ottaviani, è stato notificato l'avviso di conclusione delle indagini. La prossima settimana, con il proprio legale, sarà ascoltato dall'autorità giudiziaria. Proverà a spiegare le proprie ragioni, ma rischia un processo per aver violato il divieto di avvicinamento e persino un aggravamento della stessa misura cautelare. L'unica speranza per lui è che il giudice tenga conto delle attenuanti... floreali.