Madre condannata per la morte (in dieci anni) di 4 figli, scagionata dagli scienziati dopo vent'anni in carcere

E' libera Kathleen Folbigg, annullate le accuse contro di lei

Madre condannata per la morte (in dieci anni) di 4 figli, scagionata dagli scienziati dopo vent'anni in carcere
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Giovedì 14 Dicembre 2023, 12:13 - Ultimo aggiornamento: 12:14

Vent’anni in carcere da innocente e con un’accusa terribile: avere ucciso i suoi quattro figli. Ora la Corte di Appello penale del Nuovo Galles del sud, in Australia, ha annullato le accuse contro Kathleen Folbigg, 56 anni, condannata per la morte dei suoi figli avvenuta nell’arco di dieci anni.

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Gli scienziati

Kathleen è stata prima dipinta come un’assassina e adesso riabilitata come vittima di uno dei casi più clamorosi di errore giudiziario.

Una lettera inviata nel 2021 alle autorità australiane da un centinaio di scienziati - tra cui due premi Nobel - chiedeva la grazia e il rilascio immediato della donna a seguito dopo le conclusioni cui era giunto nel 2020 un team di scienziati, coordinati dall’immunologa spagnola Carola Garcia de Vinuesa e guidati dal danese Michael Toft Overgaard. Gli esperti avevano scoperto che la morte dei figli di Kathleen Folbigg è stata determinata da cause genetiche. Lo studio, portato a termine da un team internazionale composto da 27 scienziati, ha rivelato che i bambini erano portatori di rare varianti di un gene chiamato calmodulina 2, che provoca violenti attacchi epilettici e causa morti improvvise nella prima infanzia. Nel 2003 la donna, che ha sempre professato la sua innocenza, è stata condannata a venticinque anni di carcere con l’accusa di aver ucciso i suoi bambini, di età compresa tra 19 giorni e 19 mesi, morti improvvisamente tra il 1989 e il 1999. Stando all’accusa Kathleen Folbigg li avrebbe soffocati, tuttavia successive evidenze scientifiche hanno dimostrato il contrario. Il team di immunologi ha infatti scoperto che le due figlie della donna condividevano una mutazione genetica - chiamata Calm2 G114R - che può causare la morte cardiaca improvvisa. I due figli maschi, invece, possedevano una mutazione genetica diversa, legata all’epilessia improvvisa.

Sequenza genetica

Come riportato dalla Bbc, secondo la professoressa Carola Vinuesa che ha guidato il team di ricerca dell’Australian national university, una sequenza genetica insolita era immediatamente evidente nel Dna della donna, prima ancora che i campioni dei bambini fossero testati. La difficoltà nell’individuarla sta nel fatto che si tratta di una mutazione rarissima, ci sarebbero solo 134 casi in tutto il mondo. Lo scorso giugno è arrivata la grazia, a seguito di una revisione del processo che ha valorizzato evidenze scientifiche. Esiste «un ragionevole dubbio sulla colpevolezza della signora Folbigg, che giustifica l’annullamento di ciascuna delle condanne e la assolve», si legge nella sintesi della sentenza emessa dalla Corte d’Appello penale dello Stato del Nuovo Galles del sud. Kathleen Folbigg è stata condannata nel 2003 a quarant’anni di carcere, ridotti a trenta nel 2005, per la morte dei suoi figli (Caleb, Patrick, Sarah e Laura) tra il 1989 e il 1999, quando avevano tra 19 giorni e 18 mesi. I primi tre decessi vennero inizialmente attribuiti alla sindrome della morte improvvisa infantile (Sids), la cosiddetta morte in culla. Con i suoi 18 mesi, Laura era invece la figlia più longeva e la polizia ha iniziato a indagare dopo che un patologo forense ha definito la causa della sua morte come «indeterminata». Dopo aver concluso che «ci sono ragionevoli dubbi sulla colpevolezza di Folbigg», l’ex giudice Tom Bathurst ha chiesto, in un rapporto inviato il mese scorso alla Corte, di prendere in considerazione l’assoluzione o quantomeno di celebrare un nuovo processo. Giovedì scorso la svolta definitiva. Dopo avere esaminato il rapporto, i giudici hanno concordato con Bathurst che le annotazioni del diario di Kathleen Folbigg, utilizzate per incriminarla, «non erano ammissioni di colpevolezza attendibili». La donna scriveva del senso di colpa che la perseguitava, ma ha sempre sostenuto la sua innocenza.

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