Eva Riccobono, dalla passerella al teatro: «Donne, la bellezza rende meno libere»

Eva Riccobono, dalla passerella al teatro: «Donne, la bellezza rende meno libere»
di Marina Cappa
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Lunedì 30 Settembre 2019, 08:26 - Ultimo aggiornamento: 1 Ottobre, 16:37

Finora, è sempre stata bellissima. Elegante sulle passerelle, da quando aveva 19 anni. Sofisticata al cinema, dai tempi di Grande, grosso e Verdone. Poi la televisione, dove ha debuttato con Fiorello in Stasera pago io in euro, e dove la si ritroverà nei panni di una modella della serie Made in Italy. Il teatro però Eva Riccobono non lo aveva mai frequentato. Finché ha incontrato Andrée Ruth Shammah che, «dopo avermi saggiata in un seminario», l'ha voluta protagonista in scena. Così, dopo un passaggio al Festival di Napoli e a quello di Spoleto, fino al 20 ottobre recita adesso al Franco Parenti di Milano. In un ruolo che è quanto di più lontano da lei si possa immaginare: una contadina brutta e ignorante di qualche secolo fa, che si interroga su come esprimere i sentimenti attraverso parole che non possiede. Fra un marito (Maurizio Donadoni) che non la comprende e un contadino (Pietro Micci) che la ama, Coltelli nelle galline dello scozzese David Harrower è questo, un lavoro sul linguaggio e sulle emozioni.

Aveva mai voluto fare teatro?
«Da sempre. Il primo spettacolo l'ho visto proprio al Franco Parenti: era una commedia, si rideva. Io mi sono messa a piangere. Ho pensato che salire su un palco per me sarebbe stata una emozione enorme».

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Anche le passerelle sono un palcoscenico.
«Qui serve tecnica. Che è diversa anche rispetto al cinema: là un'emozione la puoi bisbigliare, in teatro no. Negli anni avevo ricevuto diverse proposte, ma volevano solo usare il mio nome, e rifiutavo».

Stavolta perché ha accettato?
«Amo i personaggi estremi. Questo, che si chiama solo Giovane Donna, è ignorante ai limiti del ritardo. Per farla ho dovuto destrutturare tutto il mio corpo e il modo di parlare: sposto la mandibola in avanti, cammino in maniera differente».

Una notevole differenza rispetto alla sua foto su Instagram di fine estate, completamente nuda.
«Sono accovacciata e non si vede niente, ma ha fatto scalpore. Io ho sempre avuto un conflitto forte con il mio corpo: dover essere bella è estremamente faticoso. Eva Riccobono alla fine è stato un personaggio nato dalle proiezioni altrui, tu rifletti i sogni degli altri. Oggi sono me stessa, mi vesto per come sono e non per le mode. Per anni ho fatto la modella, ho imparato a essere bella, un bagaglio pesante. Noi donne dovremmo essere libere da bellezza e bruttezza».

Più facile a dirsi, per una donna bella.
«Vero, però essere donne oggi significa essere persone, con una propria testa, propri gusti».

Eva bambina com'era?
«Molto complessata: sono nata in in Sicilia ed essendo magra, bionda con gli occhi azzurri, mi prendevano in giro. Mi sentivo diversa, come un elfo, un personaggio del Signore degli anelli. La modella è stata la terapia per l'accettazione del mio corpo».

Coltelli nelle galline ha come tema la parola. Qual è la parola più importante per lei?
«Sono tre. Amore: ho basato su quello tutta la vita e la carriera. Rispetto, che ripeto spesso a mio figlio Leo. E grazie».
 

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