Marche Cult, Guzzini: «Il segreto
della luce sta nelle ombre»

Marche Cult, Guzzini: «Il segreto della luce sta nelle ombre»
di Fabio Paci
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Giovedì 20 Novembre 2014, 16:34
RECANATI «Talvolta la luce nasce dalla progettazione delle ombre». Se lo dice Adolfo Guzzini, a capo dell'impero iGuzzini Illuminazione, c'è da credergli. Un'azienda, quella di Recanati, che sul gioco tra luci, ombre e penombre ha costruito un impero che vanta oltre mezzo secolo di successi a livello planetario. «La verità – racconta Guzzini a Marche Cult – è che non ci sarebbe luce senza la sua ombra. Pensiamo al sole: dal sorgere al tramonto regala magie cromatiche, illuminando la campagna marchigiana, le dolomiti o le metropoli. Colori che mutano grazie al taglio di luce, ai contrasti, alle armonie. Dalla luce dipende l'esplosione di colori, la magia di un museo, la grandezza di un aeroporto, di una piazza. La cultura della nostra azienda? Esaltare le potenzialità di uno spazio, rispettando l'uomo e la natura». Un successo dietro l'altro, l'immagine del saper fare marchigiano esportata dalla Cina agli Stati Uniti. Nascono così installazioni mai viste prima d'ora, come il Tempio di Luxor, il National di Pechino, l'aeroporto De Gaulle di Parigi. Basta una luce e il marchio iGuzzini illumina il mondo con 79 brevetti internazionali. Seguendo una regola: rapporto luce, ambiente, uomo al primo posto. «La nostra è una cultura precisa – aggiunge Adolfo Guzzini – che parte dall'attenzione all'impatto ambientale, eliminando lo spreco di energia. Le campagne di comunicazione che si sono succedute negli anni, innovative, hanno fatto centro. Abbiamo lottato contro qualcosa, come l'inquinamento luminoso, e poi abbiamo lottato in favore di qualcosa, come la qualità della vita. E' la vita stessa dell'uomo a essere influenzata dalla luce. Siamo stati i primi a effettuare studi anche da un punto di vista medico-scientifico».

Capire la luce, insomma. Senza tralasciare le sue ombre. IGuzzini è stata la prima azienda a parlare di illuminotecnica (anni Settanta). La metropoli illuminata da un raggio di luce su sfondo nero (torna il gioco luce-ombra-penombra), così come le tre lune al centro di un panorama carico di pathos e contrasto in chiaro-scuro. Manifesti che hanno fatto la storia, esaltati dalla stampa internazionale. Altra mission: eliminare lo spreco di energia, garantendo la migliore illuminazione. Non solo nuova tecnologia (l'avvento del led), ma attenta analisi a 360 gradi. «Ricordo il nostro impegno per ammodernare gli impianti di illuminazione delle città, obsoleti e costruiti con materiali superati. Con gli studi di Cnr ed Enel, capimmo che c'era uno spreco del 40% dell'energia. Il lampione che indirizzava il 30% di luce verso il cielo di fatto non lo illuminava. Da qui lo slogan: “Chi ha rubato la Via Lattea”. Servì anche a farci conoscere all'estero». Ombra e luce spiegate anche con i semi di zucca. Ecco come andò quella volta con l'Università di Friburgo: «Mettemmo dei semi di zucca in contenitori di vetro, in parte al buio e in parte esposti alla luce. Risultato? Le piantine crescevano in maniera diversa per colore e grandezza. Quindi, la luce incide nelle piante, nella natura. Figuriamoci nella psiche dell'uomo. Non a caso nei Paesi del Nord Europa nei mesi di buio quasi totale lievitano gli stati depressivi». Adesso è pronto un nuovo miracolo dell'alta tecnologia: «Stiamo illuminando il Cenacolo a Milano. Soddisfazione enorme, anche per il gruppo di ragazzi che lavora con noi che è veramente meraviglioso».



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