Secondo quanto appurato dalla Finanza, due società, una di Roma e una di Giugliano (Na), avrebbero fittiziamente venduto tartufo alle 3 imprese di Acqualagna per oltre 10,5 milioni di euro. In realtà le aziende si sarebbero approvvigionate da cavatori locali, ma tramite le fatturazioni di operazioni inesistenti, avrebbero evaso 1,8 milioni di Iva. I 4 sono stati denunciati per il reato di dichiarazione fraudolenta mediante utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Urbino, su richiesta del Procuratore della Repubblica Irene Lilliu, ha emesso un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente su 37 rapporti bancari e postali, 24 unità immobiliari site nella provincia di Pesaro, un’autovettura e diverse quote societarie, fino alla concorrenza di oltre € 1.800.000, pari al profitto del reato commesso.
Ad aprile e giugno 2015, nell’ambito di altra attività investigativa condotta sempre dai finanzieri di Urbino, i 4 soggetti erano già stati colpiti da due provvedimenti di sequestro dei beni per complessivi 800.000 euro circa, in quanto coinvolti in altro analogo sistema evasivo con la complicità di altre società cartiere. Anche in quel caso le 3 aziende avevano utilizzato fatture per operazioni inesistenti, evadendo l’Iva per oltre 800 mila euro.
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