A ritrovare il dattiloscritto è stato il figlio Denis Westhoff, a fare il «colpaccio» la casa editrice Plon, che ha già messo in circolazione oltre 70.000 copie dell’opera. Anche la storia, piena di luci ed ombre, reminiscenze e ricordi che rivivono, sembra uscire dalle pagine dei libri più popolari di Francoise Sagan: è la vicenda di Ludovic, figlio di un industriale di provincia che appare lanciatissimo nella vita quando scampa, per un pelo, a un terribile incidente stradale (proprio come accadde nel 1957 alla Sagan). La moglie Marie-Laure, una donna disegnata come superficiale e amante delle apparenze, non vuole più saperne. Ma sua madre Fanny, suocera di Ludovic, vedova, comincia a considerare il genero sotto una luce nuova e piena di interesse. Nella prefazione, il figlio spiega il ritrovamento e il lavoro che ha deciso di fare sull’opera, che gli è arrivata fra le mani dattiloscritta e in molte parti incompleta, lacerata o incomprensibile. Il tutto complicato da una successione difficile e oggetto di battaglia fra gli aventi diritto.
Il romanzo gli sarebbe arrivato, racconta Denis, in una «rilegatura in plastica», con una scrittura «a tratti confusa, debole, priva di certe parole, a volte di passaggi interi, insomma incompiuto». Quindi «impubblicabile», come gli confermano diversi editori. Lunga, racconta il figlio, è stata la riflessione sull’opportunità di lavorare per lui su quel testo della madre. All’inizio rifiutava, poi la decisione: «Mi sono messo al lavoro facendo le correzioni che mi sembravano necessarie e stando attento a non toccare nulla dello stile, né del tono del romanzo». «Ma non ho scritto niente - ha spiegato oggi ai microfoni di France Inter - c’erano dei passaggi in cui mancavano delle parole, ho riempito soltanto delle caselle. Alcuni paragrafi erano spostati. Del testo non ho cambiato nulla. È soltanto il suo testo, quello di mia madre».
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