Cheik Diaw, dunque, resta in carcere. Attualmente il senegalese è detenuto nel penitenziario di San Gimignano (Siena). I suoi difensori, avvocato Antonio Voce e avvocato Federico Bagattini, avevano basato il ricorso su due aspetti principali, cioè la mancata perizia per stabilire l'esatto orario della morte e la richiesta di annullamento dell'aggravante della inferiorità fisica di Ashley Olsen rispetto al suo assassino. Ma la Cassazione non ha ammesso il ricorso.
Cheik Diaw era stato condannato a 30 anni per l'omicidio di Ashley Olsen sia in corte di assise il 22 dicembre 2016, sia in appello il 10 gennaio 2018. Di fatto, la pena non è mai mutata nei vari gradi di giudizio e stasera la Cassazione ha confermato l'esito dell'intero iter processuale relativo a questa vicenda.
La 35enne americana fu trovata morta nell'appartamento di Firenze dove abitava, in via Santa Monaca, dal fidanzato che, dopo un litigio per motivi sentimentali, non riusciva più a contattarla e quindi decise di andare a cercarla a casa. Scoprì che Ashley era stata uccisa. Secondo ricostruzioni investigative e giudiziarie, l'omicida è il senegalese Cheik Diaw, che Ashley incontrò in un locale notturno e con il quale decise di proseguire la serata. Andati a casa della donna, i due ebbero rapporti sessuali consenzienti, anche sotto l'effetto di alcol e cocaina. In queste circostanze sarebbe scattato l'omicidio, sembra per una lite tra Ashley e il senegalese conosciuto da poco, in particolare è stata ipotizzata una reazione di Cheik Diaw a una risposta sgarbata della vittima. Il litigio avrebbe seguito un rapporto sessuale. Cheik avrebbe spinto e fatto cadere Ashley, facendole colpire la testa a terra violentemente, quindi l'avrebbe strangolata, poi abbandonò la casa.
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