Incendi in Sicilia, interessi economici e isolamento sociale: ecco cosa arma la mano dei piromani

Solo il 2 per cento dei roghi è di origine naturale quattro i profili criminali definiti in uno studio dell’Fbi

Incendi in Sicilia, interessi economici e isolamento sociale: ecco cosa arma la mano dei piromani
di Cristiana Mangani
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Mercoledì 26 Luglio 2023, 22:43 - Ultimo aggiornamento: 27 Luglio, 10:55

È un mix di desiderio, paura, ma anche di odio, di rabbia, di vendetta. Cosa si accende in una “mente infuocata” quando decide di entrare in azione? «Prima di ragionare sull’argomento - spiega il tenente colonnello Renato Sciunnach del Nucleo informativo antincendio boschivo dei Carabinieri - bisogna fare una distinzione tra piromane e incendiario. La prima è una patologia, la seconda un crimine. Il piromane non agisce così frequentemente. Cosa diversa è chi commette un crimine, per il quale rischia una pena fino a 15 anni di carcere sulla base dell’articolo 423 bis del Codice penale».

Gli studi

I primi a studiare in modo sistematico l’aspetto psicologico dei reati legati agli incendi dolosi sono stati gli uomini della Behavioral science unit, le unità speciali dell’Fbi, che hanno individuato quattro possibili profili di incendiari e oltre 110 motivazioni che riguardano l’analisi delle cause. Inoltre, le azioni di chi brucia il Paese sono inquadrabili in tre macro aree: colpose, dolose e cause naturali. «Le prime e le seconde sono le più frequenti - evidenzia ancora Sciunnach - L’autocombustione, invece, non esiste alle nostre latitudini. Neanche quando ci sono le temperature di questi giorni. E infatti, su 100 incendi soltanto un 2 per cento è attribuibile a cause naturali, come il fulmine».
Gli esperti sono tutti concordi nel dire che, nel caso dei piromani patologici, c’è un forte rischio di emulazione. Per questo - considera il tenente colonnello - «bisogna trattare l’argomento con particolare cautela». «Quello che è già stato accertato con evidenza - speifica - è che, alla base, del raptus incendiario ritornano spesso l’alcolismo e la forte emarginazione sociale». L’età media di chi brucia si aggira tra i 30-40 anni, e coinvolge sia uomini che donne.
Le ricerche hanno individuato diversi profili criminali, a cominciare dal vandalo che è generalmente un giovane sui sedici anni, di origine modesta che si riunisce in “branco” per trovare il coraggio, e ha tra gli obiettivi preferiti le scuole, i giardini e i parchi giochi. C’è, poi, chi appicca il fuoco per vendetta, con l’intenzione di distruggere un bosco, una automobile come forma di risarcimento personale per una presunta ingiustizia subita. Si tratta di un reato tipicamente femminile. Spesso prima di colpire si cerca il coraggio nell’alcol.
L’identikit di chi ama bruciare - secondo i criminologi - è quello di una persona solitaria, che presenta tratti antisociali, un passato di ribellioni adolescenziali, di violenze su animali di piccola taglia.

A questi si aggiunge il quarto profilo che riguarda l’incendiario per profitto: in genere un pregiudicato che agisce per proprio interesse o su commissione. «Il più delle volte - spiega l’esperto - si muove in ambito locale per questioni legate al rinnovo del pascolo, al bracconaggio e, in alcuni casi, anche per ritorsioni nello spaccio di droga o per la prostituzione».

Le cause

L’allerta maggiore, però, viene lanciata per gli incendi di origine colposa, quelli che stanno distruggendo ettari di terreno in buona parte del mondo. Il fuoco non sta risparmiando l’intera Europa, ma anche il Canada, l’Australia, gli Stati Uniti. In questo periodo, il Niab, le Regioni, la Protezione civile, i Vigili del fuoco stanno diffondendo le regole da seguire. Alla base della maggior parte degli incendi, infatti, ci sono comportamenti scorretti: la cicca di sigarette lasciata accesa, il cibo abbandonato e soprattutto i barbecue. Nel Nord Italia le fiamme divampate in un campeggio sono state provocate proprio da un barbecue, e per quella vicenda sono state comminate sanzioni per 12 milioni di euro, visto che i campeggiatori “distratti” hanno causato con la loro condotta, la distruzione di 5 mila ettari di terreno.
Davanti a una situazione sempre più pericolosa, ieri, il ministro Matteo Salvini e il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari hanno proposto, non solo il rafforzamento dei droni per controllare il territorio e individuare più facilmente i piromani, sul modello di quanto sta già avvenendo in Calabria, ma anche un inasprimento delle pene.. L’ipotesi è di introdurre una aggravante per chi provoca incendi per ottenere vantaggi economici dal fatto.

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