Bypass per prevenire l'ictus, gli interventi all'ospedale "Spaziani" di Frosinone

Trattati di recente due casi dal reparto di Neurochirurgia

Giancarlo D'Andrea, responsabile della neurochirurgia allo "Spaziani" di Frosinone.
di Giovanni Del Giaccio
4 Minuti di Lettura
Domenica 17 Settembre 2023, 09:08

Un ospedale che va avanti, propone interventi innovativi e porta a Frosinone il "gotha" della neurochirurgia nazionale. Il tutto mentre la Asl aspetta il commissario (la Regione ancora non decide chi sarà, tra Sabrina Pulvirenti e Daniela Sgroi) alle prese con equilibri politici che fortunatamente non incidono sulla qualità delle prestazioni.

Medici pagati un euro in più a paziente se prescrivono meno esami e visite urgenti: l'iniziativa in Veneto

Policlinico Gemelli, intervento record. Si rompe l’aneurisma, 82enne salvato in 45 minuti

Un passo indietro: nei giorni scorsi sono stati eseguite le prime operazioni di chirurgia della rivascolarizzazione cerebrale. Sono stati installati dei bypass con una tecnica «che mira alla prevenzione dell'ictus ischemico» - come spiega Giancarlo D'Andrea, responsabile della neurochirurgia allo "Spaziani" di Frosinone.

LA TECNICA

È un metodo mai utilizzato finora in provincia e «indirizzato a selezionati pazienti con malattia atero-occlusiva, sintomi ischemici e insufficienza emodinamica con un rischio significativo di ictus e già trattati con terapia medica senza risultati soddisfacenti».

Tradotto: pazienti a rischio di ictus grave, non rispondenti alla terapia farmacologica.

Attraverso il bypass «dall'arteria temporale superficiale all'arteria cerebrale media» - cosiddette Sta-Mca - si riesce a risolvere il problema. «È una tecnica di bypass extracranico-intracranico recentemente rivalutata e studi ne sottolineano l'utilità per casi selezionati» - aggiunge D'Andrea.
Come i due trattati di recente allo "Spaziani". Una paziente aveva vasculopatia cronica - cioè un ridotto afflusso sanguigno al cervello - e ricorrenti ictus transitori, un altro aveva già avuto un ictus e una paresi facciale.

L'intervento ha coinvolto direttamente anche la Radiologia diretta da Filippo Costanzo per gli studi di perfusione e vascolari tridimensionali «che hanno consentito la specifica programmazione degli interventi», aggiunge il neurochirurgo. Non solo, il gioco di "squadra" è stato completato con gli anestesisti diretti da Fabrizio Apponi. «Questa chirurgia dimostra come l'azione combinata di varie specialità abbia consentito di alzare di molto l'asticella dell'offerta terapeutica della Asl di Frosinone rendendola equipollente a quella dei maggiori centri nazionali di neurochirurgia».

L'APPUNTAMENTO

Riconoscimento che viene confermato dalla "due giorni" in programma venerdì 22 e sabato 23 presso il palazzo della Provincia, in via Gramsci a Frosinone. L'argomento sarà: "Il trattamento delle metastasi cerebrali e degli aneurismi cerebrali. Impatto sul territorio della Asl di Frosinone. Dal ricovero alla riabilitazione, fino al rientro sul territorio". L'evento - patrocinato dalla Società italiana di neurochirurgia - è diretto dallo stesso D'Andrea, i responsabili scientifici sono il professor Alessandro Frati e la dottoressa Veronica Picotti. Presenti i massimi esperti del settore su un argomento che spazia dall'ospedale - dove si deve andare in caso di tumore o se c'è un evento come l'ictus - fino al territorio, dove hanno fondamentale importanza le strutture riabilitative e la cosiddetta "presa in carico" di chi è stato operato.

Un approccio a 360 gradi che fa fatica a "passare" nella popolazione che spesso si preoccupa di difendere un singolo reparto, quando in realtà dovrebbe fare di tutto per avere il massimo dalla combinazione territorio-ospedale (non necessariamente sotto casa)-territorio. È il medico di base o quello di un ambulatorio specialistico a scoprire i primi segnali di un tumore cerebrale, per esempio, o è in ambulanza quando si viene soccorsi per un aneurisma che inizia il trattamento. In ospedale ci sarà l'intervento - che come abbiamo visto, anche a Frosinone ha raggiunto livelli di eccellenza - quindi si torna sul territorio per riabilitazione e cure. Dovrebbe funzionare così, ma si tratta di un traguardo ancora lontano.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA