Risultava che avessero votato, ma quando i carabinieri sono andati a casa loro li hanno trovati allettati, in uno stato di semi incoscienza. È questo uno dei dettagli emersi nel corso dell'udienza che si è svolta venerdì nell'ambito del processo sui presunti brogli che, secondo l'accusa, sarebbero stati commessi nelle elezioni comunali a Torrice del 2018. Due gli imputati: l'ex vice sindaco Fabrizio De Santis e l'ex responsabile dell'ufficio elettorale Luca Uremi. Le contestazioni in particolare riguardano il voto assistito, ossia il diritto in caso di infermità fisica permanente dell'elettore di essere accompagnato nell'urna da un'altra persona scelta dallo stesso disabile.
A Torrice i voti assistiti certificati nella tornata elettorale del 2018 furono 12. Alcuni di questi forse decisivi per la vittoria di Mauro Assalti che s'impose per quattro voti sullo sfidante Alfonso Santangeli. Nel 2020, due anni dopo, alla luce delle presunte irregolarità (i giudici parlarono di «voto opaco»), il Consiglio di Stato annullò le elezioni e parallelamente partì l'inchiesta della Procura che ha portato al processo in corso.
IL COLPO DI SCENA
Nell'udienza di venerdì scorso sono stati ascoltati i carabinieri che, nell'ambito delle indagini, tre mesi dopo elezioni, sentirono uno per uno, presso le loro abitazioni, i dodici elettori che avevano usufruito del voto assistito.
Già nel corso delle indagini il medico della Asl deputato a certificare la sussistenza dei requisiti per il voto assistito aveva riferito agli inquirenti che gli elettori di Torrice non avrebbero potuto usufruire del diritto di essere accompagnati nell'urna. Questo perché palesavano una incapacità intellettiva e cognitiva e non fisica come richiede la legge.
L'esame dei testimoni richiesto dal giudice chiarirà forse una volta per tutte quest'aspetto. L'indagine all'inizio vedeva coinvolte altre quattro persone, poi prosciolte, al contrario del vice sindaco De Santis e l'ex responsabile dell'ufficio elettorale Uremi finiti a processo per brogli elettorali. Entrambi sono difesi dall'avvocato Domenico Marzi. Parte civile invece l'allora candidato a sindaco Alfonso Santangeli (diventato nel frattempo primo cittadino) e la sua compagine, rappresentati dall'avvocato Nicola Ottaviani.