Il miracolo di Angelo, salvato al San Camillo di Roma dopo un gravissimo incidente: vivrà senza un polmone

Nello schianto il giovane aveva perso la mamma. L'auto era finita contro un garage a Ferentino il 23 luglio scorso

Angelo con i medici che lo hanno salvato
di Giovanni Del Giaccio
4 Minuti di Lettura
Martedì 31 Ottobre 2023, 15:23 - Ultimo aggiornamento: 17:05

I medici non esitano a definirlo un miracolo. Sono trascorsi poco più di tre mesi da quel terribile 23 luglio e Angelo Lemmetti, 26 anni, di Anagni, è tornato a respirare autonomamente e si è alzato dal letto. Tutto questo grazie all'attività multidisciplinare dei medici dell'ospedale "San Camillo" di Roma dove il giovane è stato portato a seguito di un gravissimo incidente avvenuto a Ferentino.  «Angelo - spiegano dall'ospedale - si è trovato ad affrontare incredibili sfide di sopravvivenza, sottoponendosi anche a un'operazione con un tasso di mortalità del 60%». In quello scontro aveva perso la mamma, finita contro un garage, mentre li attendevano a una festa. 

Angelo Lemmetti, le indagini diagnostiche

Al suo arrivo in Pronto Soccorso le prime indagini diagnostiche avevano riscontrato un’emorragia cerebrale, fratture costali e pneumotorace, fratture degli arti inferiori. Una situazione disperata
E' stato  sottoposto d’urgenza a «posizionamento di drenaggio toracico e stabilizzazione ortopedica delle fratture e subito dopo ricoverato in terapia intensiva».

I medici dell'unità shock e trauma diretti da  Emiliano Cingolani hanno seguito l'evoluzione e subito dopo è arrivata una notizia ancora più grave. Dalla Tac i radiologi radiologi d’urgenza, diretti da  Michele Galluzzo, hanno scoperto  una lesione ancor più grave e potenzialmente mortale che è stata confermata dall’esame endoscopico. Il ragazzo, infatti, nell'impatto ha riportato il distacco del bronco principale sinistro dalla trachea.

 

Per questo è stato nuovamente portato in sala operatoria, dove i  chirurghi toracici Giuseppe Cardillo e  Sara Ricciardi hanno eseguito una difficile ricostruzione delle vie aeree, ricollegando il bronco alla trachea. Purtroppo non è stato sufficiente, tanto che i polmoni non hanno risposto e quindi si è deciso di passare - con il supporto dei tecnici della perfusione del gruppo di  Carlo Contento - all'ossigenazione extracorporea. «Una scelta molto rischiosa, ma unica possibilità di sopravvivenza. Per circa una settimana, mentre l’ossigenazione di Angelo è affidata unicamente alle macchine, gli pneumologi del gruppo di endoscopia bronchiale di Sandro Batzella tentano quotidianamente di “riaprire” il bronco».

L'EVOLUZIONE

Dieci giorni dopo, però, si capisce che per il polmone sinistro non c'è nulla da fare e quindi viene eseguita una delicata operazione di asportazione, senza mai staccare il giovane dalla  macchina per la circolazione extracorporea che viene anzi portata direttamente in sala operatoria. «Si tratta di una procedura eseguita pochissime volte al mondo e con un tasso di mortalità di oltre il 60% - spiega Cardillo, direttore della chirurgia toracica - e se pensiamo che è stato eseguito dopo un precedente evento traumatico di questo livello, possiamo definirlo eccezionale».

Angelo, da quel momento, vive con un unico polmone che ha ripreso a funzionare normalmente. Nel frattempo il team di ortopedia diretto da  Marco Spoliti tratta le fratture e Angelo il 23 settembre ha lasciato la terapia intensiva, iniziando un percorso di riabilitazione che oggi - 31 ottobre - lo ha rimesso in piedi. «Le sue condizioni  sembravano senza speranza, vederlo risorgere giorno dopo giorno è stata per noi una gioia incredibile» il  commento di Cingolani, direttore dell’unità shock e trauma. A tutti il plauso dell'ospedale: «Siamo grati a tutti coloro che hanno reso possibile questa meravigliosa storia di recupero. Ancora grazie a tutti per la vostra straordinaria dedizione».

IL DIRETTORE GENERALE

«Nel 2022 abbiamo ricevuto al San Camillo 1220 traumi maggiori, di cui circa 200 pazienti soccorsi sulla scena e elitrasportati presso di noi, con esisti straordinari come nel caso di Angelo.  Questi risultati ci portano a riconoscere almeno 3 punti di forza nel "progetto politrauma" al San Camillo.  Il primo è una logistica dell'emergenza davvero efficace, il secondo l'abitudine dei professionisti del San Camillo a trattare la massima complessità, e il terzo è l'attitudine a lavorare contemporaneamente in equipe multidisciplinari», commenta Narciso Mostarda, direttore generale del San Camillo

© RIPRODUZIONE RISERVATA