Angelo De Mattia
​Angelo De Mattia

Il decreto “asset”/ La norma sugli extraprofitti che piace pure alle banche

di ​Angelo De Mattia
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Martedì 26 Settembre 2023, 00:25

Vedremo gli sviluppi al Senato del decreto “Asset”, anche in relazione agli emendamenti presentati, mentre saranno necessari alcuni chiarimenti sotto il profilo strettamente tecnico, ma la revisione sostanziale delle norme riguardanti la tassa sui cosiddetti “extra profitti” delle banche, annunciata dal Governo, è positiva e si colloca nella giusta direzione del corretto rapporto tra i poteri pubblici e queste ultime. Tutto sommato, si potrebbe dire “ex malo bonum”: partendo da un testo che aveva suscitato critiche e divisioni si è avuta la capacità di formulare una proposta nel complesso aggregante che, innanzitutto, con il riferimento al tetto dell’imposta dello 0,26 per cento all’attivo medio ponderato per il rischio dovrebbe di fatto fugare il pericolo di una nuova tassa concernente il rendimento dei titoli pubblici che sono privi di rischio. E ciò proprio in una fase in cui si ha estremo bisogno di una agevole raccolta di risparmio da parte del Tesoro. In questo caso, i giuristi direbbero che si è agito “de damno vitando”, per prevenire un grave danno, considerate anche le immediate reazioni negative a livello internazionale nei confronti dell’originaria stesura delle norme in questione. 


Ma non meno rilevante è l’opzione che si introduce - in alternativa alla sottoposizione a tassazione - della destinazione di un importo pari a due volte e mezza il valore dell’imposta a una specifica riserva per l’irrobustimento in tal modo del patrimonio degli istituti.  Potranno prevedersi ulteriori specifiche destinazioni? È da verificare. Si crea un nuovo modello “tassa o rafforza il patrimonio” con la possibilità in quest’ultimo caso di accrescere l’erogazione dei prestiti? Non è detto, ma la soluzione trovata è anche un bilanciamento per non smentire la via della tassazione prima imboccata, da un lato, e, dall’altro, per tener conto delle osservazioni della Bce e dell’Abi, con quest’ultima che si è espressa solo in sede parlamentare. Resta il principio con le connesse apprezzabili finalità sociali che ha animato, all’origine, l’intervento normativo, ma lo si riconsidera sotto i diversi profili anche costituzionali e di fatto si esclude che sul gettito di una tassa della specie, che deve essere “una tantum”, si possa confidare per misure stabili di finanza pubblica.

Si prevede poi che i costi dell’operazione, in particolare la tassazione, non potranno essere traslati sulla clientela delle banche e su questo divieto vigilerà l’Antitrust. 


Certo, l’introito della “alternativa”alla tassa, come stabilito, sarà destinato pure al fondo di garanzia delle piccole e medie imprese, ma, ovviamente, questo è un versante che, in prosieguo, avrà bisogno di misure sistematiche, a cominciare dalla questione della prosecuzione dell’ammissibilità delle garanzie pubbliche da parte della Commissione Ue. Questione ora in discussione per gli aspetti della normativa sugli aiuti di Stato (certamente sarebbe strano, dopo la fruizione delle abbondanti deroghe in materia da parte di altri Paesi, “in primis” della Germania, che ora sorgessero rilevanti problemi in questo settore per l’Italia). E’ sperabile, comunque, per tornare agli “extra profitti”, che vi siano stati gli opportuni coinvolgimenti istituzionali e settoriali sul nuovo testo, il quale contiene pure specifiche disposizioni per le banche che non abbiano registrato utili, completamente o parzialmente. Sarà comunque importante che siano contemplate, in sede applicativa, specifiche istruzioni da parte delle Autorità monetarie.

Questa vicenda insegna anche la proficuità, senza nulla togliere al primato del Parlamento e della politica, dei coinvolgimenti tecnici preventivi, una scelta, questa, che sembra stia per essere adottata sulla proposta di legge che riguarda i crediti deteriorati con la possibilità di un loro acquisto da parte del debitore originario. E’ una materia complessa e sdrucciolevole, carica di effetti-annuncio a più ampio raggio che, se si sbaglia, non sarebbero positivi. Conoscere per deliberare, l’insegnamento di Luigi Einaudi, è stato impartito una volta per tutte. Disattenderlo può creare problemi anche alle migliori intenzioni. Rimediare, come è avvenuto nel nostro caso, è importante ed è un segno anche esso della ineludibilità della conoscenza. 
 

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