Angelo De Mattia
Angelo De Mattia

Le restrizioni europee, i danni a banche e clienti

di Angelo De Mattia
4 Minuti di Lettura
Martedì 23 Gennaio 2024, 00:51 - Ultimo aggiornamento: 06:01

Le difficoltà per titolari di redditi colpiti dall’inflazione e, dunque, dai rincari di beni e servizi, nel rimborso dei mutui ottenuti per l’acquisto di un’abitazione - benché ora in lieve attenuazione per l’incipiente calo dei tassi di interesse - non debbono essere tuttavia aggravate da norme e disposizioni europee che risultano fare a pugni con i principi della ragionevolezza, della proporzionalità e dell’adeguatezza.


In questo senso, l’Abi, in previsione anche del rinnovo delle istituzioni comunitarie a partire dalle prossime elezioni, ha ritenuto di predisporre un documento di cui si conoscono alcuni punti. A proposito del “pacchetto bancario” approvato dall’Europarlamento e che potrebbe comportare la revisione di norme in materia, si mette in guardia contro l’eventuale accentuazione del rigorismo di alcune prescrizioni adottate dall’Eba, l’Autorità bancaria europea, già oggi sicuramente restrittive. Si pensi, in particolare, agli impatti sui mutui a tassi variabili.

Si tratta, più in generale, come si è scritto su queste colonne sabato, del tema della ristrutturazione dei crediti con riferimento alla rinegoziazione o alla sospensione, in specie dei mutui, e, per connessione, alla soglia che nei casi di arretrato nei rimborsi superiore all’1 per cento dell’esposizione del debitore nei confronti della banca fa scattare la condizione di “default”, con la classificazione del prestito come “deteriorato” e con tutti i riflessi per il cliente e l’istituto di credito.

 
Insomma, un automatismo che fa astrazione dalla valutazione caso per caso, secondo le informazioni e la discrezionalità (cosa diversa dall’arbitrio) del banchiere e che concreta proprio il caso della massima stupidità teorizzata da Carlo Maria Cipolla: si reca contemporaneamente un danno, come accennato, alla banca, per l’assorbimento di capitale, al cliente, all’economia. Per quanto riguarda l’Italia, questa vigente prescrizione si cala in un contesto di misure agevolative per i mutui proprio per fronteggiare una situazione non favorevole: dalle garanzie pubbliche all’allungamento delle scadenze, alle surroghe, alle diverse forme di rinegoziazione e ristrutturazione le quali da questo rigorismo, che ci si deve autoinfliggere, vengono di fatto rese più difficili.

 
L’1 per cento andrebbe sicuramente rivisto per alzare nettamente il livello, ma è bene sollevare il problema contro il rischio pure di eventuali aggravi, anche perché la disciplina in questione riguarda tutti i finanziamenti, non solo i mutui che si sottolineano qui per il carattere anche sociale del finanziamento.

Ma i riflessi sull’economia non sono sottovalutabili. Una revisione - non certo una “reformatio in peius” - valorizzando la selezione del merito di credito anche nelle decisioni di ristrutturazione non confligge aprioristicamente, per quel che riguarda l’ordinamento italiano, nè con la stabilità, nè con la sana e prudente gestione del credito che sono i principi cardine dell’attività bancaria, in applicazione (parziale) dell’articolo 47 della Costituzione.


Il fatto è che non si possono emanare norme uguali nell’Unione Europea con giurisdizioni che restano diverse in determinate materie, prima di averle riportate a una effettiva unitarietà. Sono, poi, aperti altri temi che, in relazione al “pacchetto” in questione, l’Abi solleva: dalla disciplina delle crisi bancarie e della garanzia dei depositi, all’istituzione dell’Unione dei mercati dei capitali, alla sostenibilità, all’euro digitale. Si aggiunge qui la necessità di rivedere la Direttiva sul “bail-in” che, tra le “poste” che possono essere chiamate a contribuire alle perdite di una banca in dissesto, inserisce anche i depositi.


In Italia, dal 1936 i depositanti (altra cosa sono gli azionisti) non hanno mai perso un centesimo. Con il citato articolo 47 sulla tutela del risparmio questa protezione è stata rafforzata. Il tema si collega a quello sollevato dalla Abi, come si è detto sopra, e al terzo pilastro dell’Unione bancaria, la garanzia europea dei depositi rimasta inattuata per la contrarietà di diversi partner, ivi compresa la Germania. Insomma, è salutare che, guardando agli interessi generali - non solo alle banche, ma pure ai cittadini e all’economia - il tema del credito acquisti centralità.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA