Angelo De Mattia
​Angelo De Mattia

La direttiva Ue/ L’occasione da cogliere sulle case “green”

di ​Angelo De Mattia
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Martedì 16 Aprile 2024, 00:55

«Chi paga?», è l'interrogativo sollevato dal Ministro dell'economia Giancarlo Giorgetti a proposito dell'attuazione della Direttiva europea sulle cosiddette " case green" a cui, quale che siano le parti istituzionali competenti e le parti politiche, bisogna dare una risposta. Come si affronta, in sostanza, la transizione ecologica e con quali risorse? 

È ovviamente un'operazione di assoluta straordinarietà quella - detto in sintesi - di ridurre entro il 2030 il 16 per cento del consumo energetico e del gas - serra, quindi il 23 per cento entro il 2035 per arrivare a emissioni - zero degli immobili nel 2050, passando per il blocco della produzione e della vendita di caldaie alimentate da combustibili fossili nel 2040. Sono coinvolte, come noto, graduatorie di classi di edifici, mentre per quelli di nuova costruzione si prevede che dovranno essere a emissioni - zero entro il 2030. Gli obiettivi perseguiti sono condivisibili. Si affiancano a quelli di altre forme di transizione, in particolare di quella digitale. Già si formulano le cifre degli oneri che conseguirebbero, per riqualificare edifici e appartamenti, dall'ottemperanza agli obblighi della Direttiva sui cui calcoli occorre, però, il più ampio benefici d'inventario - da 15/20 mila euro in su - e, a seconda delle ottiche, si privilegiano gli aspetti positivi o quelli negativi dell'innovazione. Si ribadisce da Bruxelles che la Direttiva non pone obblighi direttamente ai proprietari di abitazioni, ma si rivolge agli Stati membri. 

L'Italia, in sede di Ecofin, ha votato contro la Direttiva in questione (come ha fatto l'Ungheria), mentre si sono astenute Repubblica ceca, Croazia, Polonia, Slovacchia e Svezia. A questo punto c'è da chiedersi ciò che rispettivamente potrebbe avvenire a livello europeo e a livello di singoli Paesi, per quel che attiene alle risorse finanziarie. 

E' da ritenere che non possa essere escluso - anzi si imponga - un sostegno pubblico alla riqualificazione degli edifici.

La contestata esperienza del 110 per cento non può condurre a escludere agevolazioni pubbliche selettive che tengano conto di alcune condizioni, in particolare della natura degli edifici e del reddito dei proprietari.

Ma non è da escludere neppure che si possa arrivare a forme di collettivizzazione del debito a livello europeo per la concessione, da parte degli Stati, di agevolazioni e incentivazioni al riguardo. Prima ancora, poiché la Direttiva, a differenza di un Regolamento, deve essere recepita nell'ordinamento nazionale con una legge, ci si deve chiedere quali spazi siano sfruttabili in modo da rendere il percorso verso gli obiettivi armonico con le caratteristiche del parco immobiliare nazionale. 

E' qui che si deve esercitare il principio di sussidiarietà, non certo violando la Direttiva, ma sfruttando quegli aspetti che tengano conto delle suddette caratteristiche.

Insomma, prima di rispondere al pur necessario interrogativo sui pagatori, bisogna progettare il recepimento che non può essere meramente notarile. In questo quadro, va esaminato anche il delicato tema delle sanzioni irrogabili per il mancato adempimento degli obblighi che saranno fissati. In definitiva, la Direttiva mette alla prova un modo non burocratico di affrontare i rapporti tra il " centro" - l'Unione - e la parte decentrata, i partner europei. Integrazione e sussidiarietà. 

Altre ipotesi di intervento andranno esaminate come quella, per esempio, di una grande intesa tra Governo, sistema bancario, parti sociali per i finanziamenti che potranno essere erogati per la transizione. 
In sostanza, si deve fare di una Direttiva che, giusta nelle finalità, fa nascere complessi problemi nei percorsi l'occasione per un modo esemplare, realistico, non elitario di affrontare la transizione.
 

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