Imu rimborsi, come si dimostra la doppia residenza? Dalle bollette al medico curante e la scuola dei figli

Possibili verifiche su utenze e contratti di affitto

Imu rimborsi, come provare la doppia residenza? Bollette, medico curante, scuola dei figli: ecco come provare la doppia residenza
di Luca Cifoni
4 Minuti di Lettura
Giovedì 12 Gennaio 2023, 18:55 - Ultimo aggiornamento: 19:22

Rimborsi Imu - Le indicazioni sono arrivate praticamente alla vigilia di Natale, lo scorso 23 dicembre. Le ha messe nero su bianco l'Ifel, fondazione che fa capo all'associazione dei Comuni italiani (Anci). Ora i sindaci hanno delle linee guida a cui fare riferimento, per valutare come regolarsi di fronte all'ondata di richieste di rimborso Imu in arrivo dai propri cittadini.


IL CRITERIO


L'idea di fondo è che per quanto riguarda i versamenti spontanei effettuati dai contribuenti le amministrazioni dovranno verificare con attenzione il criterio della dimora abituale. Non basterà quindi la semplice residenza anagrafica: gli interessati dovranno dimostrare che negli immobili in questione ci vivono davvero. Un atteggiamento richiesto dalla stessa Corte costituzionale, ma che dal punto di vista dei Comuni è giustificato anche dalla «necessaria salvaguardia dell'equilibrio dei bilanci». Si tratta insomma di contenere le dimensioni della falla che potrebbe aprirsi nelle casse degli enti. E andare a distinguere con molta attenzione tra situazioni molto diverse tra loro: quella in cui i coniugi abitano effettivamente in case diverse per una parte consistente dell'anno, per motivi ragionevoli come quelli legati al lavoro, e quella in cui la residenza differenziata è solo formale e non corrisponde alla realtà.

Imu sulle case dei coniugi, via ai rimborsi fino al 2017: sì della Consulta all’esenzione multipla


Ecco allora che i cittadini saranno avvisati della necessità di accompagnare le richieste di rimborso con le necessarie pezze d'appoggio. Quali? L'Ifel fa una serie di esempi. Si va dai consumi effettivi delle utenze di luce acqua e gas, alla scelta del medico di famiglia nel luogo in cui si trova l'immobile, fino all'iscrizione a scuole o istituti di istruzione nelle vicinanze nel caso di presenza di figli. Per quanto riguarda i rifiuti, si consiglia di presentare la dichiarazione relativa alla Tari o alla tariffa corrispettiva applicata da alcuni Comuni, quella che si basa sulla quantità effettivamente prodotta. In quest'ultima situazione entreranno in gioco anche le rilevazioni dei gestori, e quindi in sostanza il volume della spazzatura. L'onere della prova insomma è sul contribuente, che dovrà fornire tutta questa documentazione e non solo la dimostrazione del pagamento dell'Imu (che peraltro già risulta al Comune). Dopo di che l'amministrazione potrà fare comunque ulteriori verifiche, sia sul piano anagrafico sia su quello dei consumi relativi alle utenze. Altri controlli potranno scattare per accertare se gli immobili risultano per caso affittati.


Ci sono poi eventualità diverse che vengono prese in considerazione nella nota dell'Ifel. Sono quelle in cui il versamento è avvenuto non nelle scadenze previste (metà giugno e metà dicembre per le due rate Imu) ma più tardi, a seguito di ravvedimento operoso, oppure è scattata un'attività di accertamento da parte delle amministrazioni. Per il ravvedimento operoso (spontaneo o su invito del Comune) si suggerisce agli enti locali di restituire sia l'imposta versata sia la sanzione aggiuntiva, perché quest'ultima era stata corrisposta per la violazione di una norma che però a seguito del pronunciamento dei giudici costituzionali è diventata illegittima.

Naturalmente sempre che sia verificato il criterio della dimora abituale.

Imu sulla casa del coniuge, strada aperta per i rimborsi: a chi spettano e per quanti anni


GLI ACCERTAMENTI


Indicazioni particolari sono quelle relative all'attività di accertamento, ovvero ai casi in cui il Comune si è messo a caccia del cittadino presunto evasore dell'Imu. La differenza fondamentale è tra accertamento definitivo e non definitivo. Nel primo caso l'amministrazione potrà procedere all'annullamento e all'eventuale rimborso (se il pagamento è avvenuto). Se invece gli accertamenti sono definitivi il rimborso non è dovuto qualora ci sia stata una sentenza passata in giudicato, mentre resta possibile (a discrezione dell'amministrazione stessa) nel caso di accertamento definitivo per mancata impugnazione da parte dell'interessato. Infine se ci sono liti giudiziarie pendenti viene consigliato ai Comuni di rinunciare, perché il giudice applicherebbe d'ufficio la disciplina che risulta dalla decisione della Consulta.

Superbonus, bollette, bonus e trivelle: ecco tutte le misure del Decreto Aiuti Quater
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA