Green deal, il ministro Cingolani: «Una transizione graduale eviterà il bagno di sangue»

Green deal, il ministro Cingolani: «Una transizione graduale eviterà il bagno di sangue»
di Nando Santonastaso
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Martedì 20 Luglio 2021, 06:16 - Ultimo aggiornamento: 20 Febbraio, 01:01

Ministro Roberto Cingolani, giovedì si svolgerà il G20 sull'ambiente a Napoli: è vero che fino a qualche giorno fa non c'era alcuna intesa sul documento finale?
«Le difficoltà sono inevitabili, perfino normali perché più ampia è la platea dei partecipanti più si deve lavorare per trovare un accordo. Lo si sta facendo anche in queste ore, sono convinto che alla fine si troverà una buona sintesi».
Certo, pensare alle scadenze della decarbonizzazione e all'azzeramento delle emissioni da CO2 tra il 2030 e il 2050 all'indomani dell'accordo dei produttori sul nuovo prezzo del petrolio non sembra un buon viatico.
«Non è stata una bella notizia, non c'è dubbio. L'ideale sarebbe decarbonizzare tutto subito ma sappiamo bene che questo non è possibile perché bisogna cambiare le infrastrutture, aumentare enormemente la nostra capacità di produrre energia rinnovabile e di conseguenza adeguare interi settori industriali e la mobilità. Non stiamo parlando di mettere su una centrale ma di rivoluzionare un sistema: noi cercheremo di procedere il più rapidamente possibile, ben sapendo che questo è anche un tema di semplificazione e di riforme. Nel frattempo bisogna tenere in piedi la macchina produttiva per sostenere la ripresa e il lavoro. Conciliare le due cose sarà fondamentale in questa fase».

 


Dopo ciò che è successo in Germania, Belgio e Olanda la sicurezza ambientale impone scelte condivise, non crede?
«Assolutamente sì ma se si pretende di avere la sicurezza e la sostenibilità ambientali in sei mesi risolvendo problemi che durano da secoli credo che sia un po' difficile ottenerle. Sarà un cammino lungo, in cui peseranno molto la volontà di collaborare e la buona fede di capire la portata dell'impegno».
A proposito di critiche: una parte della maggioranza di governo, segnatamente il Movimento 5 Stelle, appare deluso dal suo operato. Perché ce l'hanno con lei?
«Francamente è un gioco che mi interessa molto poco. Io devo fare quello che mi ha chiesto il governo Draghi e per il quale ho giurato di servire il mio Paese. Mi rendo conto che le scelte che dobbiamo fare, seguendo i parametri internazionali, sono molto complicate: ma ricordo a tutti che la transizione dev'essere giusta e che nessuno va lasciato indietro, com'è stato espressamente detto dalla Commissione europea e dall'Onu. Conciliare la sostenibilità con l'imperativo categorico dell'ambiente è la nostra missione: e sappiamo che sarà difficile. Con un pizzico di onestà intellettuale si deve ammettere che il percorso va fatto discutendo di tutti i passaggi ma che adesso si deve partire per avvicinare i target del 2030 e del 2050. Sul resto non sono nemmeno la persona più adatta per rispondere: io mi occupo di tecniche, ho tanta nostalgia del mio lavoro ed è bene che uno come me stia lontano dai problemi politici».
L'accusano di essere vicino agli interessi delle industrie, e c'è chi assicura che avrebbe pensato di dimettersi.
«Mi sembra molto strano. Io ho incontrato tutte le associazioni di categoria, le aziende, ho fatto un tour de force per scrivere il Piano, e non ho mai pensato né detto niente del genere. Sono cose che vanno e vengono, purtroppo abbiamo problemi molto più importanti di cui preoccuparci».
Si è pentito di avere dichiarato alla Stampa che la transizione ecologica ci costerà un bagno di sangue?
«Non c'è proprio niente di cui pentirsi. E' bene che tutti sappiamo che trasformazioni così grandi mettono in discussione un intero sistema sociale: ecco perché, lo ribadisco, per me è fondamentale che ci sia la protezione delle categorie più deboli, che non vengano danneggiate cioè decine di migliaia di persone che possono perdere il lavoro perché certe transizioni nell'industria si fanno in fretta. Ci sono 9 anni fino al 2030 per evitare che ciò accada e non posso pensare che ci sia qualcuno che non lo condivida. Peraltro, non lo dico io ma la Commissione europea: Un pianeta in salute e una transizione giusta. Ci sarà un motivo per cui i governi e gli organismi che finanziano questo progetto lo affermano, oppure vogliamo contestare anche questo?».
All'agenzia Bloomberg lei ha dichiarato che si dovrà intervenire con decisione sul fronte delle auto, visto che il varo del Green Deal così come proposto da Bruxelles rischia di minare nelle fondamenta il settore automotive.
«Confermo. In Italia ci dovrebbero essere incentivi per incoraggiare i cittadini a sostituire le auto vecchie perché ci sono 30 milioni di veicoli Euro 0, Euro 1, Euro 2 che sono molto inquinanti e quindi dobbiamo fare in modo di favorire un cambio veloce con veicoli più moderni».
Ma quando avremo finalmente una bolletta energetica meno pesante per le tasche degli italiani?
«Quanto prima riusciremo ad aumentare la produzione dalle rinnovabili tanto prima riusciremo a liberarci dai costi della CO2 prodotta. Ma non basta dire lo vogliamo: i cittadini non devono arrivare al punto da considerare antipatica la transizione ecologica perché sta creando loro dei problemi. Tutti devono capire che è importante farla, che non è ritardabile ma anche che ci devono mettere qualcosa di proprio perché si faccia il più presto possibile».
Trecento progetti per la transizione green nel Pnrr al 2026: quali i più immediati?
«Siamo già molto avanti, abbiamo una lista di una ventina di interventi che possono partire entro agosto. Riguarderanno tra gli altri le isole minori, il Po, le aste per le rinnovabili che sono una delle cose più urgenti. E sono pronti anche i primi bandi per l'economia circolare e la costruzione di nuovi impianti. Alcune cose le faremo direttamente noi, altre con le Regioni».
Il Mezzogiorno ha quote assai maggioritarie nella produzione di energia da fotovoltaico ed eolico: ma poi come si traduce questo primato in sviluppo dei territori?
«Quando ci sarà questa frazione elevatissima di rinnovabili, che sfrutterà proprio le caratteristiche dei territori meridionali, sono convinto che arriveranno importanti vantaggi anche in ambito locale. La crescita delle rinnovabili influirà per esempio sulla rete che deve diventare smart in tutti i territori, e non ho alcun dubbio che sarà un volano di sviluppo per il Sud e per il Paese».
 

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