Un piano per costruire fino a 50mila nuovi alloggi. Un intervento strutturale contro il lavoro povero, per contrastare il quale «non basta il salario minimo». E un impegno per aprire canali di immigrazione legale per rispondere alla sfida demografica, sul modello di quanto si è cominciato a fare col Piano Mattei. Sono alcune delle sfide lanciate al governo da Simone Gamberini, presidente di Legacoop, a un anno dalla sua elezione al vertice dell'organo di più ampia rappresentanza delle cooperative italiane.
La mancanza di manodopera
«Il settore della cooperazione - ricorda Gamberini - pesa per quasi il 10% del Pil italiano». Eppure molte delle società che fanno capo al mondo cooperativo oggi faticano a trovare manodopera. Quattro su dieci. Con punte del 60% nel settore dell'edilizia. E il problema, spiega Gamberini, riguarda sia i profili per i quali sono richieste competenze elevate che quelli più generici. Ecco perché per il presidente di Legacoop (che si appresta a una serie di appuntamenti programmatici) bisogna agire su due fronti: da un lato, lavorare per mantenere in Italia i "cervelli" che fuggono all'estero. Dall'altro, aprire canali sicuri per i flussi dall'estero. «E in questo senso - osserva - il Piano Mattei può essere una prima risposta».
Ma i fronti che le coop intendono sottoporre all'attenzione dell'esecutivo sono molti.
Il salario minimo
E poi c'è il nodo degli appalti. Dove secondo il presidente di Legacoop bisogna contrastare il fenomeno del massimo ribasso nelle gare pubbliche: «Va assicurata la concreta applicazione di meccanismi di gara che escludano dal ribasso il costo del lavoro», osserva Gamberini. Un tema strettamente collegato a quello del lavoro povero e delle basse retribuzioni. Per combattere le quali il salario minimo di cui molto si discute può essere utile, ma non basta: «Puoi avere il contratto più bello del mondo - nota il numero uno di Legacoop - ma se sei occupato per poche ore al giorno, magari per via di un part-time forzato, sei comunque un lavoratore povero».