PERUGIA - Un sistema distribuito in cinque regioni, che mette insieme 600 cooperative per un valore di produzione aggregato di un miliardo e seicento milioni di euro. Sono queste le dimensioni del coordinamento dell’Italia mediana di Legacoop Produzione e Servizi, costituito dalle strutture associative regionali del centro Italia rappresentate da Matteo Ragnacci (Umbria), Ivan Ferrucci (Toscana), Liana Ciccone (Abruzzo), Nicola Denti (Marche) e Daniela Angher (Lazio). Il presidente di Legacoop Produzione e Servizi Umbria Matteo Ragnacci è stato nominato coordinatore del gruppo e ha ricevuto i migliori auguri del presidente dell’associazione nazionale Gianmaria Balducci.
«È un lavoro corale che si realizza dopo un percorso di condivisione all'interno di una strategia di visione di lungo periodo - spiega Ragnacci - dopo la crisi pandemica e nel pieno di una situazione di instabilità globale, abbiamo bisogno di rispondere in maniera decisa con una proposta che ridefinisca il perimetro e le modalità di azione, per costruire insieme le migliori condizioni per la diffusione della cultura dell’impresa cooperativa come fattore di sviluppo locale democratico e partecipativo, migliorando la qualità della vita delle cittadine e dei cittadini, soprattutto nelle aree a rischio spopolamento».
Il Coordinamento nasce, in primo luogo, per la necessità di riaffermare la cooperazione come risposta a fabbisogni nuovi e diversi generati dalle crisi, per rafforzare la vicinanza alle cooperative attraverso i presidi regionali e per ridefinire e modernizzare il ruolo del sistema di rappresentanza delle cooperative attraverso specifiche politiche di sviluppo su base interregionale.
«Con la costituzione del Coordinamento territoriale dell’Italia Mediana – commenta il direttore di Legacoop Produzione e Servizi Andrea Laguardia - che va ad aggiungersi a quello già esistente del Mezzogiorno, aggiungiamo un tassello alla riorganizzazione dell’associazione che vede nella presenza territoriale uno dei pilastri fondamentali. Creare nuove connessioni tra territori e settori è sempre più necessario per rispondere al meglio ai mutamenti continui del mercato e dell’economia. La collaborazione tra le numerose cooperative di lavoro nelle regioni coinvolte attraverso progetti specifici consegna ai territori una possibilità in più per creare sviluppo e occupazione».
Gli obiettivi strategici saranno quelli di affermare la cooperazione come fattore determinante allo sviluppo con un nuovo patto sociale con le pubbliche amministrazioni; accompagnare la trasformazione aumentando competitività e dimensionamento delle cooperative attraverso l’individuazione di mercati innovativi e favorendo integrazioni, progettualità comuni e reti di impresa, stimolare digitalizzazione e innovazione per aumentare competenze, produttività, buona occupazione e dinamismo (formazione ed informazione); proporre nuova e qualificata cooperazione puntando sulle comunità energetiche rinnovabili, sulle cooperative di comunità, sui workers buyout e sulle reti cooperative; ingaggiare gli strumenti associativi stimolando gli strumenti di finanza, quelli formativi e consortili della cooperazione per supportare le nuove progettualità interregionali.
«Non potevamo parlare di confini – chiosa Ragnacci - ma anzi di connessioni, di sistemi e quindi di interregionalità, attraverso un nuovo modello della rappresentanza che rafforzi l'accompagnamento ai bisogni delle imprese cooperative.