Rolando Di Gregorio, la rissa e la morte di un imprenditore italiano a Cuba: «Io innocente, l’ho spinto per difendermi»

L'uomo è stato arrestato con l'accusa di omicidio dell'imprenditore calabrese Francesco Sciammarella, 76 anni. La lite per un motorino

Rolando Di Gregorio, la rissa e la morte di un imprenditore a Cuba: «Io innocente, l’ho spinto per difendermi»
di Tito Di Persio
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Mercoledì 3 Aprile 2024, 15:57 - Ultimo aggiornamento: 19:17

ROSETO «Sono innocente. Con queste lettera, che ho scritto in carcere, voglio che si sappia cosa è successo realmente». Così il 56enne falegname di Roseto, Rolando Di Gregorio, arrestato con l'accusa di omicidio dell'imprenditore calabrese Francesco Sciammarella, 76 anni, a Cuba, scrive di suo pugno nove pagine per dare la sua versione dei fatti e indirizza la missiva all'Ambasciata italiana all'Avana e ai carabinieri di Pineto.

I PARTICOLARI

Il rosetano racconta di aver conosciuto Sciammarella nel settembre 2023 quando era andato nella città di Las Tunas per montare porte come operaio per un'azienda locale che lavora con Cuba.

Tra loro due, spiega sempre il falegname, era nata un'amicizia e si frequentavano la sera dopo il lavoro, sono andati qualche volta anche al mare insieme. Poi una sera tutto si rompe. Di Gregorio, nella lettera, lancia pesanti accuse verso l'imprenditore, la loro amicizia va in frantumi.

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«Non era una buona persona, ma si salutava ogni volta che ci si incontrava», spiega il falegname. Questo fino alla sera del primo di marzo scorso quando incontra di nuovo l'imprenditore calabrese con un motorino a Las Tunas. «Essendo io falegname, il calabrese mi aveva commissionato delle porte dandomi 120mila pesos, un lavoro che non ho potuto fare subito perché sono dovuto partire e ho lasciato Cuba, quando sono tornato Sciammarella mi ha chiesto indietro i soldi che ero pronto a restituire - si legge nella lettera - In quel momento avevo 120mila pesos, l'equivalente di 500 euro, ma lui ha rifiutato, li voleva euro. Allora gli dissi di passare il mattino dopo che sarei andato a cambiarli». Un atteggiamento da parte dell'abruzzese che non sarebbe piaciuto al calabrese. «A quel punto lui ha cambiato subito umore e mi ha iniziato ad insultare. Dino, un ragazzo teramano che era con me e con cui siamo partiti insieme per lavorare, a quel punto mi ha preso per un braccio e mi ha fatto capire di andare via. Ma lui non ha voluto sapere niente, ha preso il casco e mi ha dato tre cascate in faccia. Io mi sono messo a correre e mi sono spostato verso un gruppo di noleggiatori di auto, sempre insieme a Dino. Lui non ha mollato ed è venuto lì, mi ha preso per la camicia e mi ha dato una prima testata ad uno zigomo, poi una seconda ad un orecchio, la terza sono riuscito a schivarla. E infine, per cercare di allontanarlo, gli do una spinta e lui è caduto all'indietro battendo la testa sul gradino della mia vicina di casa che, tra l'altro, stava uscendo dalla sua abitazione proprio in quel momento. Io ho chiesto alla signora di chiamare la polizia: Franco (così chiamano tutti Francesco, ndr) era ancora cosciente. Poi tutti e due siamo stati portati in ospedale e mentre mi portavano a fare le radiografie ho visto Franco, sempre cosciente, che perdeva sangue dall'orecchio sinistro».

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L'INTERROGATORIO

Dopo le cure mediche Di Gregorio dice di essere stato portato in una caserma, interrogato fino alle 4 del mattino e poi ristretto in carcere «Il tutto mentre ero in un completo stato confusionale». «Ho potuto scrivere questa lettera ora conclude perché la persona che mi ha permesso di telefonare dal carcere di nascosto alla mia famiglia mi ha dato penna e carta».

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