Morte di Fortuna, il papà ora vende cocco sulle spiagge abruzzesi

Morte di Fortuna, il papà ora vende cocco sulle spiagge abruzzesi
di Antonino Dolce
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Domenica 31 Luglio 2016, 11:36 - Ultimo aggiornamento: 2 Agosto, 09:40
VASTO - «I giudici alla fine di questa vicenda devono dare tutte le motivazioni dell'arresto di Caputo e della Fabozzi per la morte di mia figlia, voglio conoscere le prove, perché non ci si può affidare a quello che dice una bambina di 11 anni». Sono le parole di Pietro Loffredo, 40 anni, sulla morte della figlia Fortuna di 6 anni caduta, o spinta, dall'ottavo piano del condominio nel quale abitava con la mamma a Caivano (Napoli).

L'uomo è alla ricerca della verità e della redenzione per certi versi: si trova a Vasto dopo 10 anni di carcere in vari istituti, tra i quali, l'ultimo, quello di Lanciano, per contrabbando di sigarette e vendita di cd illegali. Il fatto di cronaca del 24 giugno di 2 anni fa ha scosso l'opinione pubblica, la piccola è morta dopo la terribile caduta e la vicenda ha preso contorni ben più inquietanti, quelli della presunta pedofilia. Per Raimondo Caputo e la convivente Marianna Fabozzi, coppia che vive nello stesso palazzo, sono scattate le misure cautelari. Il primo, è stato arrestato con l'accusa di omicidio, era già in carcere per presunte violenze sulla figlia della compagna nonché amica di Fortuna; la Fabozzi è ai domiciliari, ritenuta complice negli abusi di Caputo.

Loffredo, oggi venditore ambulante, ha appreso della morte della figlia in carcere, ma sul palazzo nel Parco Verde aveva un presentimento: «Ci sono stato poco anche prima in quel condominio, non mi piaceva quell'ambiente e lì non volevo starci». Un colpo che lo ha cambiato: «Perdere una figlia così è stata dura, da quel momento non sono più lo stesso. Ora, cerco di sfogarmi sul lavoro per dare il pane agli altri miei due figli». Pietro, che ha lasciato il carcere di Lanciano circa un anno fa, ha infatti una nuova compagna, due figli di 11 e 6 anni ed è in cerca di un riscatto, ma la strada è in salita. Dall'inizio del mese vende cocco, ciambelle, acqua e bevande sulla spiaggia di Punta Penna, con un ombrellone come appoggio, in piena riserva naturale di Punta Aderci.

«Non voglio nessun regalo, ho avuto questa tragedia, ma voglio andare avanti. Voglio lavorare, ma in Italia il lavoro non c'è, non ho una casa e qualcosa devo fare per campare i miei figli. Ho la licenza di ambulante, il lavoro me lo creo io, ma dovete darmi l'opportunità»; vorrebbe partecipare al bando per la gestione del punto ristoro dell'area, ma i termini sono scaduti. Nel condominio di Caivano, un anno prima di Fortuna, il figlio di tre anni della Fabozzi era morto nelle stesse circostanze, «Sono due casi diversi – precisa Loffredo – Si dovrebbe capire, invece, perché una scarpa di mia figlia era stata nascosta dopo la caduta». Prima di recarsi al Comando dei vigili «per mettermi in regola», aggiunge: «La verità dovrà venire fuori, ma la colpa è anche dello Stato che ha abbandonato quel quartiere, lasciato senza giochi e senza protezioni dove si può morire a 6 anni cadendo dall'ottavo piano».
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