Francesco Rotunno, strangolò e uccise la madre: «Ho fumato una sigaretta, poi non ricordo nulla»

L'uomo è imputato di omicidio volontario premeditato, aggravato dalla minorata difesa e dal rapporto di parentela ascendente

Francesco Rotunno, strangolò e uccise la madre: «Ho fumato una sigaretta, poi non ricordo nulla»
di Walter Berghella
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Sabato 20 Aprile 2024, 07:17

Dopo 14 mesi resta l’esteso vuoto di memoria di Francesco Rotunno accusato di aver strangolato la madre e per questo imputato di omicidio volontario premeditato, aggravato dalla minorata difesa e dal rapporto di parentela ascendente. «Ancora oggi non ricordo cosa sia successo il giorno che mamma è morta e quando ho poi tentato il suicidio - ha deposto ieri Rotunno davanti alla Corte d’Assise di Lanciano. Mia madre non stava bene e io quella mattina sono uscito a fumare una sigaretta. Ho un buco nella memoria e non ricordo nulla. Poi mi sono ritrovato in ospedale e lì ho saputo del decesso di mamma. In carcere per giorni ho poi sentito in televisione che ha detto che era stata strangolata». E’ il succo della deposizione fatta da Rotunno, 66 anni, accusato di aver ucciso con un presumibile laccio ruvido, o foulard, la madre di Cesira Bambina Damiani, 88 anni, avvenuto a Casoli il 12 febbraio 2023 nella loro abitazione in via Umberto I.

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Il blackout mentale

Sul black out mentale l’imputato risponde pure al presidente della Corte, Giovanni Nappi: «Ho cercato spiegazioni e me lo chiedo ancora ma non trovo risposte» – ha detto.

Il procuratore capo Mirvana Di Serio gli chiede anche del biglietto con le scuse trovato su un tavolo e Rotunno dice: «L’ho scritto in precedenza, a dicembre, ero depresso dopo la separazione, il divorzio e altri problemi. Avevo anche perso il reddito di cittadinanza e si viveva con la sola pensione di mamma. Spesso non si arrivava a fine mese, pagando spese d’affitto, badante e cure. Dei miei fallimenti me ne ero fatta una colpa, anche perché non riuscivo a curare bene mamma che per me era tutto, mi ha fatto da madre e da padre».

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Il pm Di Serio gli chiede anche se la madre indossasse un foulard e Rotunno precisa: “«Sì lo usava, era sempre freddolosa, l’ha sempre portato ed era a suo agio». Il difensore Silvana Vassalli presenterà alla Corte una memoria difensiva accludendo vari certificati medici e rinnoverà la richiesta dell’infermità mentale e l’incapacità di intendere e volere. Stante l’accusa l’uomo rischia l’ergastolo. Dopo il delitto l’uomo è stato ritrovato per strada con 5 tagli a un polso e in stato di ipotermia tanto da essere poi ricoverato alla Psichiatria del Renzetti prima di essere arrestato e recluso al supercarcere di Lanciano dove attualmente si trova ed è attentamente curato.

«La memoria difensiva – spiega a fine udienza l’avvocato Vassalli - è per dimostrare la situazione emotiva che aveva coinvolto Rotunno tra i disagi per la salute della madre, i problemi economici nella consapevolezza che sarebbe stata imminente la sua morte. Uno sconvolgimento determinato da propositi suicidi e per non lasciare la madre, così l’ha uccisa. Potrebbe essere una ricostruzione. Dalla documentazione sanitaria risulta che ha un’amnesia psicotica. Il suo disagio psicotico era precedente e poi è nata l’amnesia con la rimozione di eventi a lui non graditi, specie l’evento morte della madre. Non ricorda neppure di aver visto le foto con la madre morta e nemmeno il luogo dove lui era stato trovato ferito». Madre strozzata con un laccio mai trovato che le ha provocato un’asfissia meccanica violenta, con rottura dell’osso ioide, tanto che sul collo c’era un solco largo mezzo centimetro. Una micidiale stretta che le ha provocato il decesso per compressione cervicale. Non si è potuta difendere l’anziana, affetta da cecità bilaterale, leucemia cronica e doveva fare le trasfusioni per tirare avanti. La sentenza, a chiusura della fase istruttoria, è stata fissata al 14 giugno. Si inizia alle 12.

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