Open data, il parlamento senza segreti. La trasparenza passa sul web

Open data, il parlamento senza segreti. La trasparenza passa sul web
di Cristina Montagnaro
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Sabato 22 Febbraio 2014, 21:10 - Ultimo aggiornamento: 25 Febbraio, 22:31
Sapere come vota un determinato deputato del Parlamento o quanti onorevoli sono laureati e in quali materie, da oggi è possibile grazie al lavoro di open data, l’apertura dei servizi informativi pubblici, messo a punto dalla Camera dei deputati attraverso il portale “dati.camera.it” accessibile a tutti, dai cittadini alle imprese.



E non solo, si potrà anche accedere alla documentazione che riguarda lo stato di avanzamento dei lavori di 400 opere pubbliche in Italia.



Di tutto questo e non solo si è parlato alla quarta edizione dell’Open Data Day, che si è tenuta a Roma presso l’Archivio Centrale dello Stato e ha visto la partecipazione di università pubbliche, amministrazioni e aziende private per discutere della diffusione degli open data e su quali siano i desideri dei cittadini riguardo la diffusione delle informazioni.



20 città italiane, collegate in streaming e una maratona Tweetathon a colpi di cinguettii per dare idee e suggerimenti.



Ma che cosa sono gli open data? Si tratta di banche dati, utilizzabili sia dai cittadini sia dai governi, accessibili a tutti senza restrizioni di copyright o brevetti.



Criteri essenziali sono la trasparenza dell’informazione e la diffusione di questi dati presso i giovani.



Elena Candia, responsabile degli open data della Camera dei deputati, che è all’avanguardia tra le amministrazioni centrali e locali racconta: “Abbiamo iniziato nel 2011 in corrispondenza con l’anniversario dei 150 anni dell’ Unità d’Italia e da lì abbiamo proseguito fino al giorno d’oggi”.



“Tutti i dati pubblicati delle attività parlamentari, presenti sul sito della Camera vengono contemporaneamente resi disponibili in forma di dati aperti, sul portale dati.camera.it – spiega Candia- un ulteriore sviluppo, che stiamo avendo sono i dati della bibliografia, curati dal servizio della biblioteca e in particolare le bibliografie parlamentari e un servizio di monitoraggio delle opere pubbliche”.



Secondo lo studio dell’istituto Piepoli, che ha condotto una ricerca riguardo la conoscenza e i desideri dell’opinione pubblica sugli open data è emerso che solo il 12 percento degli intervistati sa che cosa siano.



I dati che interessano maggiormente, secondo il sondaggio, sono quelli sulla spesa pubblica, sulle leggi dello stato e sui livelli di inquinamento delle nostre città.



“l punti di maggiore attenzione mi sembra la bassa percentuale di persone che conoscono correttamente gli open data” sottolinea Nello Iacono, vicepresidente degli Stati generali dell’innovazione.



“Questo è certamente un problema di cultura digitale che dobbiamo affrontare rapidamente, e la costituzione dell'Istituto Italiano Open Data, che oggi presentiamo, può avere uno sviluppo significativo” osserva Iacono.



Tutti pronti a raccogliere la sfida sull’apertura dei sistemi informativi pubblici, perché se gestiti in modo trasparente e rigoroso, dicono gli esperti, si possono trasformare facilmente in servizi che generano valore.
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