Mazzette ai vigili, primi rinvii a giudizio per le multe fantasma

Mazzette ai vigili, primi rinvii a giudizio per le multe fantasma
di Riccardo Di Vanna
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Martedì 20 Gennaio 2015, 05:47 - Ultimo aggiornamento: 21 Gennaio, 08:07

Prendevano mazzette in cambio della concessione di licenze Ncc e bustarelle per chiudere un occhio su irregolarità e sanzioni commesse da tassisti romani. E' uno dei filioni dell'inchiesta su un vasto giro di illeciti, commessi nella capitale da due vigili urbani, che insieme ad altre 8 persone, tra cui tre dipendenti della Prefettura di Roma, sono stati rinviati a giudizio dal gup Massimo Battistini con accuse che vanno, a seconda delle posizioni, dalla truffa alla rivelazione di segreto d'ufficio, dal millantato credito al falso fino alla corruzione. Le posizioni di altri 11 indagati, invece, sono state stralciate, e lo stesso magistrato ha disposto per loro la trasmissione degli atti alla procura di Latina, giudicata competente in materia.

I VIGILI

Uno dei capitoli principali del procedimento riguarda l'attività di due vigili romani.

Secondo l'accusa, Marco Croce e Mario Ciliberto, avrebbero intascato sostanziose mazzette muovendosi, in due diversi ambiti del malaffare. Ciliberto, infatti, avrebbe promesso, in cambio di un congruo compenso, di intercedere presso gli uffici competenti di alcuni comuni pontini, per agevolare il rilascio di licenze ncc a nome di autisti sprovvisti di permesso Ncc. Licenze che, salvo una eccezione, sarebbero poi per altro risultate false. Croce, invece, avrebbe intascato “la metà dell'incasso giornaliero” di un tassista romano, con la promessa di chiudere un occhio su presunte irregolarità commesse dall'autista. Sempre sul fronte delle multe, poi, tra gli indagati c'è anche un vigile del comune di Fiumicino, che si sarebbe adoperato per bloccare l'emissione di sanzioni - per violazione al codice della strada - comminate ad almeno quattro persone.

I DIPENDENTI

Un secondo filone del procedimento riguarda invece Annarita Nunzi, Maria Laura Roselli e Sabatino Coccoccia. Secondo la procura, i tre, tutti dipendenti della Prefettura di via Ostiense, accusati di truffa, avrebbero attestato falsamente la loro presenza sul posto di lavoro, timbrando il cartellino l'uno per l'altro.

Affidando il proprio badge personale al collega di turno, e incaricandolo di “strisciarlo” anche in loro assenza, i tre si sarebbero così garantiti ingressi ritardati e fughe anticipiate, dall'ufficio. Escamotage che, nel 2011, gli imputati avrebbero ripetuto in diverse circostanze.

IL POLIZIOTTO

Ancora differente la posizione di un altro pubblico ufficiale in servizio nella stessa Prefettura di via Ostiense. Stando all'accusa, l'uomo, essendo venuto a conoscenza di una indagine di polizia, avrebbe avvertito una sua conoscente, avvisandola di “fare attenzione”.