Droga e sesso, la psicoterapeuta: «Il “Chemsex” è il vero problema, causa conseguenze disastrose»

La psicoterapeuta: «Cresciuto nell’ultimo periodo l’utilizzo di droghe da parte degli uomini. L’obiettivo è abbassare l’inibizione, ma i rischi sono altissimi»

Droga e sesso, la psicoterapeuta: «Il “Chemsex” è il vero problema, causa conseguenze disastrose»
di Alessia Marani
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Martedì 21 Maggio 2024, 00:07

Chemsex è il termine anglosassone a cui si fa riferimento per indicare la dipendenza dalle droghe nel tentativo di aumentare il piacere e le prestazioni sessuali. Crasi per chemical and sex, negli States l’espressione adottata è quella di “party and play”. A Roma sono sempre di più i manager e i professionisti che fanno uso soprattutto di cocaina per facilitare gli incontri sessuali. Spesso, purtroppo, con conseguenze per se e per il partner rischiose e non gestibili. Ma il fenomeno è diffuso anche tra i più giovani. Parola della dottoressa Marta Giuliani, psicoterapeuta, sessuologa e consigliera dell’Ordine degli psicologi del Lazio per cui è coordinatrice del gruppo di lavoro “Psicologia e sessualità”.

Dottoressa che cosa spinge, innanzitutto, una persona adulta ricorrere alle droghe nel tentativo di migliorare la propria sessualità?

«Anche se Chemsex è stato coniato per la prima volta nel 2001, in Italia è apparso una decina d’anni più tardi, ma è nell’ultimo periodo che ha registrato numeri allarmanti.

Nella mia esperienza sempre più persone con incarichi di lavoro o ritmi di vita stressanti e serrati decidono di dedicare tempo alla sessualità con un approccio più prestazionale che relazionale. Oltretutto non è detto che l’uso della droga faciliti l’incontro. La cocaina per esempio di base è considerata un eccitante, ma può avere ricadute in termini di desiderio. Senza contare che una maggiore disinibizione può generare rischi, fisici e psicologici, anche drammatici».

Per esempio?

«Quando si abbassa a dismisura il livello di inibizione i rischi sono elevatissimi, non si sa mai inoltre come il proprio corpo reagisca all’assunzione di qualsiasi sostanza o di un mix tra sostanze e alcol. Si va dalla dipendenza all’overdose legata all’abuso. I dati ci dicono che c’è un aumento delle infezioni sessualmente trasmesse, più in generale cala l’attenzione alla tutela di sé e dell’altro. Ci possono essere conseguenze anche comportamentali, come ad esempio un uso eccessivo della forza durante il rapporto delle cui conseguenze non c’è consapevolezza».

Che cosa si nasconde dietro al fenomeno?

«Spesso c’è una doppia dipendenza: quella dalla droga e quella dal sesso. Alcuni pazienti sostengono di agire in questo modo per il timore di non riuscire a gestire l’ansia dell’incontro, specie se occasionale. Tenuto conto della sempre più facile accessibilità agli stupefacenti, purtroppo è facile intuire poiché il fenomeno sia così in crescita».

I social favoriscono il ricorso al chemsex?

«Possono favorirlo nella misura in cui nella persona si instaura lo stesso meccanismo di ansia dell’incontro che si può ritrovare però anche in una serata in un locale o in discoteca. L’uso delle sostanze, a partire dagli alcolici fino al consumo di stupefacenti veri e propri vengono erroneamente considerati come un metodo efficace per abbattere l’ansia, ma come abbiamo visto i rischi sono elevatissimi».

Quali rimedi?

«Serve innanzitutto parlare ai più giovani, fare capire quanti e quali possano essere gli effetti negativi per il fisico e la sessualità, che non si vive con serenità e consapevolezza. La tematica è centrale ed è per questo che come gruppo stiamo promuovendo a livello di Ordine delle linee guida per i programmi di prevenzione».

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