«Esta es la juventud del papa» urlano i ragazzi quando atterra l'elicottero di Papa Leone. Sono le 19.25, è in anticipo di cinque minuti. «Questa è la gioventù del Papa» canta il milione di fedeli a Tor Vergata per il Giubileo dei Giovani. Moltissimi da tutta Italia, molti da Spagna e America Latina, ecco perché si sente così spesso parlare e gridare in castigliano. Poi, l’attesa sale e siccome alle tentazioni ogni tanto si cede - ma è un piccolo peccato -, in tanti aprono le transenne e corrono in strada per vedere Leone. Saltano tutti i protocolli di sicurezza, vince l’entusiasmo. La Papa-mobile passa, Leone saluta e sorride, i ragazzi saltano e salutano. Un volontario della protezione civile che si era messo le mani nei capelli quando l’onda dei fedeli aveva travolto le transenne alla fine sorride anche lui.
L’entusiasmo
Poi, mentre il Papa si avvia verso il palco, a migliaia corrono sotto, in un’area che in teoria sarebbe off limits. Ma l’entusiasmo per Papa Leone, che mentre passa afferra persino una pallina al volo che gli viene lanciata, è anche questo. O forse è la spinta del desiderio di una giornata di festa, felicità e fede per una generazione che sta crescendo tra messaggi di odio, pandemie, guerre e cieli cupi. Oggi c’è il sole e allora corrono sotto il palco di Leone, vicino alla grande croce di Tor Vergata. Quando poi il Papa sale sul palco. Dice: «Cari giovani ci ritroviamo nella luce della sera che avanza». Invita alla preghiera e alla riflessione, ricorda le due giovani pellegrine, Pascal, 18 anni egiziana, morta a Roma in queste ore e Maria, 20, spagnola, scomparsa prima di arrivare nella Capitale. Risponde alle domande rivoltegli da giovani fedeli. La prima le chiede come riconoscere e trovare la vera amicizia. Il Papa mette in guardia dagli algoritmi che ci dicono con chi dobbiamo essere amici e cosa dobbiamo pensare. «Cercate con passione la verità». I social network sono una grande opportunità «ma questi strumenti risultano però ambigui quando sono dominati da logiche commerciali e da interessi che spezzano le nostre relazioni in mille intermittenze. Papa Francesco ricordava che talvolta i «meccanismi della comunicazione, della pubblicità e delle reti sociali possono essere utilizzati per farci diventare soggetti addormentati, dipendenti dal consumo. Quando lo strumento domina sull’uomo, l’uomo diventa uno strumento».
Scelte
Altro tema: quanto è difficile per i giovani prendere delle decisioni. Dice il Santo Padre: «Il coraggio di scegliere viene dall’amore. La scelta è un atto umano fondamentale. Osservandolo con attenzione, capiamo che non si tratta solo di scegliere qualcosa, ma di scegliere qualcuno. Quando scegliamo, in senso forte, decidiamo chi vogliamo diventare. La scelta per eccellenza, infatti, è la decisione per la nostra vita: quale uomo vuoi essere? Quale donna vuoi essere?». La sera avanza, molti dormiranno qui nei sacchi a pelo, questa mattina il Pontefice tornerà per celebrare la Messa.
Torniamo all’inizio di questa giornata. Papa Leone l’ha chiamata «la vera gioia» e loro la stanno cercando. Cinquecentomila, un milione, i numeri non contano, anche se la seconda cifra è quella più vicina alla realtà. Sventolano sorrisi e bandiere, regalano canti, camminano instancabili verso la grande spianata di Tor Vergata. I giovani arrivati da 146 paesi del mondo, dal Myanmar come dal Sud Sudan, da Spoleto come da Madrid, dagli Stati Uniti come dalla Siria, sfidano il caldo, che comunque per fortuna è clemente; ballano e ascoltano band musicali e testimonianze per tutto il pomeriggio, per poi entusiasmarsi quando dopo atterra Papa Leone XIV, forse meno esuberante del suo predecessore Francesco ma altrettanto amato dai ragazzi del Giubileo dei Giovani. C’è la veglia di preghiera con il Santo Padre, c’è un clima di festa.
Hanno chitarre, cappellini, striscioni che rivendicano la città di provenienza e i chilometri percorsi, gli smartphone con cui scattano le foto che in fondo neppure servono perché oggi hanno 20 anni, ma quando ne avranno 50 ancora ricorderanno quei memorabili giorni dell’agosto 2025 trascorsi a Roma. Papa Leone, il pontefice che con voce mite e senza acuti, spesso lancia messaggi forti e dirompenti. A Tor Vergata, per il Giubileo dei Giovani, ha cementato il suo rapporto con i ragazzi nati dopo il 2000. Il cammino comincia, ricomincia, adesso. Agostino Miozzo, coordinatore dei servizi di accoglienza e assistenza per il Giubileo, quando il fiume comincia a scorrere dalle fermate della metropolitana più vicine, dalle stazioni dei treni regionali, ma anche a piedi dal centro di Roma, scruta il cielo e racconta: «Il meteo ci sta aiutando, temevo l’afa di qualche settimana fa e invece la temperatura è perfetta». Sono stati posizionati settanta nebulizzatori per regalare po’ di fresco, vengono distribuite quattro milioni di bottigliette d’acqua, ci sono 2.760 bagni chimici e 2.660 punti per riempire le borracce.
Ritorno
In campo 5.500 operatori tra volontari, protezione civile, operatori, forze dell’ordine. Sono numeri inevitabilmente alti per un evento che fa sobbalzare un’area di 521.400 metri quadrati. Il pensiero va a 25 anni fa, a un appuntamento altrettanto imponente e gioioso, la Giornata mondiale della Gioventù. Dice Gigi De Palo, 48 anni, presidente della Fondazione per la Natalità, che partecipò e fece parte dell’organizzazione alla Gmg del 2000 e che oggi torna dove tutto è cominciato e dove ci sono due dei suoi cinque figli: «Rivedo esattamente gli stessi volti, lo stesso entusiasmo, la stessa gioia, l’unica differenza sono gli smartphone. Non sono cambiati i giovani da allora, è cambiato il mondo. Nel 2000 c’era più opulenza, parlavamo di azzerare il debito dei paese africani. Però possiamo dire che c’è perfino più speranza nei ragazzi di oggi, perché nonostante ciò che succede nel mondo si mobilitano, si muovono».
In fila
Le file per entrare nel pratone di Tor Vergata, con la croce e il grande palco in lontananza, sono lunghissime. A sprazzi, nel pomeriggio, quando il sole è meno clemente e si forma la calca in alcuni dei punti d’ingresso ci sono ragazze e ragazzi che si sentono male, vengono presi da crisi di panico, ma subito soccorsi si riprendono. Sono almeno cinquanta i malori. In realtà, l’organizzazione, viste le dimensioni dell’evento, è miracolosamente efficiente. Così prevale la gioia, la forza della fede, il desiderio di ripetere la parola «pace» in un mondo che sembra averla dimenticata - diverse le bandiere della Palestina. Ma c’è anche la gioia della festa, della vacanza, del viaggio, degli incontri imprevisti, stesi sul prato, parlando magari con i vicini che portano una bandiera che neppure conosci.
Racconta Diana arrivata con 300 giovani dall’isola di Porto Rico: «In questa generazione c’è grande speranza. E c’è la fede. Poi, noi siamo qui, dopo un lunghissimo viaggio, anche perché siamo curiosi di conoscere il nuovo Papa».
POPOLO
A metà giornata il capo della Protezione civile, Fabio Ciciliano, assicura che sono già arrivati 350 mila giovani, ma mentre sul palco si alternano musica - un ragazzo molto bravo al sax, qualche canzone al contempo pop e religiosa, diverse testimonianze, i filmati di papa Giovanni Paolo II - il flusso di ragazze e ragazze prosegue. Il popolo di Leone è in marcia. Un milione di sorrisi.