L'idea è del docente Amedeo Lepore, assistito dagli «Stratosferici»: un gruppo di studenti di vari istituti cui si affiancano alcuni maker.
Inizialmente, una volta effettuato il lancio, il payload veniva recuperato nell'area in cui era atterrato grazie al Gps. In seguito il progetto si è evoluto ed è diventato HeliosRTH, dove le ultime tre lettere stanno per «return to home». In sostanza si tratta di un aliante che viene portato in quota dal pallone sonda e che naviga verso un punto programmato, raggiunto il quale inizia a scendere nel luogo impostato in partenza, tipicamente lo stesso da cui è partito. In questo modo, spiegano i creatori, si evitano i viaggi di recupero e i relativi costi.
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